La Maschera Africana è servita, nel XX secolo, come fonte d’ispirazione per movimenti artistici quali l’espressionismo ed il cubismo, per cui, è da considerarsi la forma d'arte tribale più nota in Europa.
Elemento fondamentale dell’arte e della cultura tradizionale dei popoli subsahariani e dell’area
occidentale africana, le differenti maschere tribali vengono legate a diversi significati specifici. Il loro uso, di sovente collegato a cerimonie spirituali, fa si che le stesse vengano impiegate generalmente nelle danze, in modo tale da esaltare la celebrazione di rituali a sfondo religioso svolgendo spesso una funzione propiziatoria in cerimonie e celebrazioni come matrimoni, funerali, riti di iniziazione, feste del raccolto. L’uso della maschera viene associato ad altri fattori preponderanti della cultura africana, musica e danza, che accompagnano colui che la indossa. La maschera, aiuta colui che la indossa ad abbandonare la propria identità per entrare nello spirito che essa stessa rappresenta. Abbinata ai costumi rituali, modifica l'identità del danzatore trasformandolo anche in sacerdote. Eleva altresì il suo possessore ad una sorta di condizione di medium, e gli permette di metterse in contatto il villaggio con le proprie divinità, aiutandolo a dialogare con gli antenati, i defunti, gli animali o spiriti della natura. Questi motivi contribuiscono a creare la stretta connessione tra danze e rappresentazioni mascherate.
Ogni maschera ha un proprio significato specifico spirituale. La cultura Dogon, nel Mali, è caratterizzata da un ricco “pantheon” di spiriti, a cui corrispondono oltre 70 tipi di maschere differenti.
Spesso gli artisti, gli scultori che realizzano queste opere d’arte, per tradizione hanno un riconoscimento di uno speciale status sociale. I segreti relativi alla conoscenza dei valori simbolici e religiosi associati, assieme all’abilità costruttiva, vengono di sovente tramandati di padre in figlio. Dato il significato spirituale delle maschere, non tutti i membri della società sono autorizzati a indossarle. Spesso questo onore è riservato agli uomini, e in particolar modo agli anziani o comunque alle persone di alto rango. Alcune maschere sono riservate a capi villaggio o a re che indossandole conferiscono in loro speciali poteri.
Spesso, le maschere di maggiore prestigio sono quelle associate agli spiriti dei grandi capi defunti; In numerose tradizioni si trovano maschere associate a determinate società di guerrieri o di stregoni. Generalmente la forma di una maschera africana è riconducibile al volto di un uomo, o al muso di un particolare animale. Questa figura complessiva viene tuttavia resa in una forma altamente stilizzata.
L'assenza di realismo, che permea la concezione delle culture dell'Africa nera, fa in modo che la maschera non rappresenti il suo aspetto esteriore ma lo spirito del soggetto stesso. Le tipologie, codificate dalla tradizione, indicano la comunità a cui la maschera appartiene e ne definiscono il valore simbolico. Stili creativi con differenti significati morali o una particolare simbologia riferita a specifiche virtù, si trovano in numerose sculture. Gli occhi socchiusi delle maschere dei Senofu, per esempio, rappresentano l'autocontrollo, la pace interiore e la pazienza. Occhi e bocca di dimensioni ridotte, generalmente simboleggiano l'umiltà, e la fronte sporgente indica saggezza.
Maschere con mento e bocca molto grandi, al contrario, possono rappresentare
autorità e forza. Soggetti replicati più di frequente nelle raffigurazioni di maschere africane sono gli animali. Queste rappresentazioni animali servono per entrare nello spirito dell’animale perchè diventi possibile parlargli poichè spesso l'animale viene visto come portatore di determinate virtù. Fra gli animali più rappresentati ci sono il bufalo, il coccodrillo, il falco, la iena, il facocero e
l'antilope. L’antilope, in special modo, nel Mali ha un ruolo fondamentale. Nelle culture Dogon e i Bambara viene considerata simbolo del lavoro e della fertilità nei campi. Le maschere da antilope dei Dogon, che simboleggiano l'abbondanza del raccolto, hanno forme stilizzate, solitamente sono rettangolari ed adornate sulla sommità da molteplici corna. Anche in quelle dei Bambara, note come chiwara, sono presenti lunghe corna d’antilope che rappresentano la crescita rigogliosa del miglio, il pene, visto come simbolo delle proprie radici, le orecchie che rammentano il canto delle donne che allevia il lavoro nei campi ed una linea spezzata che rappresenta il percorso del sole fra i due solstizi. Troviamo infine varianti sul tema, che comprendono composizioni di figure composte da tratti distintivi di diversi animali, eventualmente uniti a elementi umani.
Questa fusione rappresenta un insieme di caratteristiche eccezionali, raffigurate attraverso la somma delle qualità dei diversi elementi della composizione. Le maschere utilizzate dalla società segreta dei Poro (presso il popolo Senufo, in Mali e Costa d'Avorio) uniscono in una singola figura tre simboli di pericolosità: corna di antilope, denti di coccodrillo e zanne di facocero.
Altro soggetto comune nella cultura delle maschere africane è la donna, che rappresentata l'ideale di bellezza. Differenti particolari caratterizzano le creazioni artistiche che rappresentano la donna. La raffigurazione è esaltata dai tratti somatici che vengono esasperati per cui potremo osservare l’accentuazione della curva arcuata delle ciglia, la stilizzazione degli occhi e l’assottigliamento del mento, inoltre sulla maschera vengono spesso rappresentati anche i gioielli ornamentali tradizionali.
Altro fattore estetico di rilevante importanza che viene riprodotto sulle maschere sono le scarificazioni, cicatrici ornamentali eseguite nella realtà sulla pelle di taluni soggetti. Al culto degli antenati invece, sono legate le maschere che tendono a riprodurre la forma del teschio umano, con orbite incavate e labbra screpolate e sono generalmente evocate durante i riti di circoncisione e in altre cerimonie legate al rinnovamento della vita. Il culto degli antenati è spesso legato al tema della fertilità, ed è per questo che si potranno notare molte maschere che uniscono i tratti del teschio con simbologia sessuale; Altre infine vogliono invece ricordare
antenati illustri, personaggi storici o leggendari.
La struttura principale delle maschere è data dal legno, anche se a volte troviamo raffigurazioni costruite in pietra morbida, come la saponaria, o addirittura fusioni di rame o bronzo. Gli elementi ornamentali che la completano sono costituiti da pelle o tessuto.
Il materiale intagliato o scolpito viene successivamente dipinto con carbone vegetale, ocra o altri pigmenti di origine naturale.
Infine, alla struttura principale vengono applicati gli elementi decorativi in altri materiali, come pelo, corna, denti, conchiglie, semi, iuta, paglia, guscio d'uovo (soprattutto di struzzo) o piume.
Quest’ultima lavorazione serve a ricondurre l’opera finita, in modo più efficace, agli elementi anatomici del soggetto.
Le maschere possono avere diversi tipi di struttura in funzione del modo in cui si devono indossare. Il tipo più comune, presente in gran parte dell'Africa, è quello che si appoggia sul volto, in verticale. Nelle cerimonie Dogon, ad esempio, queste maschere, alte anche qualche metro, vengono trattenute al volto con la sola forza dei denti. Altre maschere si adagiano sulla testa, e quindi non coprono il volto, come i celebri copricapo-maschera chiwara dei Bambara. Alcune, infine, sono ricavate da un tronco cavo o scavato, e si indossano come scafandri o elmi, a coprire l'intera testa.
Elemento fondamentale dell’arte e della cultura tradizionale dei popoli subsahariani e dell’area
occidentale africana, le differenti maschere tribali vengono legate a diversi significati specifici. Il loro uso, di sovente collegato a cerimonie spirituali, fa si che le stesse vengano impiegate generalmente nelle danze, in modo tale da esaltare la celebrazione di rituali a sfondo religioso svolgendo spesso una funzione propiziatoria in cerimonie e celebrazioni come matrimoni, funerali, riti di iniziazione, feste del raccolto. L’uso della maschera viene associato ad altri fattori preponderanti della cultura africana, musica e danza, che accompagnano colui che la indossa. La maschera, aiuta colui che la indossa ad abbandonare la propria identità per entrare nello spirito che essa stessa rappresenta. Abbinata ai costumi rituali, modifica l'identità del danzatore trasformandolo anche in sacerdote. Eleva altresì il suo possessore ad una sorta di condizione di medium, e gli permette di metterse in contatto il villaggio con le proprie divinità, aiutandolo a dialogare con gli antenati, i defunti, gli animali o spiriti della natura. Questi motivi contribuiscono a creare la stretta connessione tra danze e rappresentazioni mascherate.
Ogni maschera ha un proprio significato specifico spirituale. La cultura Dogon, nel Mali, è caratterizzata da un ricco “pantheon” di spiriti, a cui corrispondono oltre 70 tipi di maschere differenti.
Spesso gli artisti, gli scultori che realizzano queste opere d’arte, per tradizione hanno un riconoscimento di uno speciale status sociale. I segreti relativi alla conoscenza dei valori simbolici e religiosi associati, assieme all’abilità costruttiva, vengono di sovente tramandati di padre in figlio. Dato il significato spirituale delle maschere, non tutti i membri della società sono autorizzati a indossarle. Spesso questo onore è riservato agli uomini, e in particolar modo agli anziani o comunque alle persone di alto rango. Alcune maschere sono riservate a capi villaggio o a re che indossandole conferiscono in loro speciali poteri.
Spesso, le maschere di maggiore prestigio sono quelle associate agli spiriti dei grandi capi defunti; In numerose tradizioni si trovano maschere associate a determinate società di guerrieri o di stregoni. Generalmente la forma di una maschera africana è riconducibile al volto di un uomo, o al muso di un particolare animale. Questa figura complessiva viene tuttavia resa in una forma altamente stilizzata.
L'assenza di realismo, che permea la concezione delle culture dell'Africa nera, fa in modo che la maschera non rappresenti il suo aspetto esteriore ma lo spirito del soggetto stesso. Le tipologie, codificate dalla tradizione, indicano la comunità a cui la maschera appartiene e ne definiscono il valore simbolico. Stili creativi con differenti significati morali o una particolare simbologia riferita a specifiche virtù, si trovano in numerose sculture. Gli occhi socchiusi delle maschere dei Senofu, per esempio, rappresentano l'autocontrollo, la pace interiore e la pazienza. Occhi e bocca di dimensioni ridotte, generalmente simboleggiano l'umiltà, e la fronte sporgente indica saggezza.
Maschere con mento e bocca molto grandi, al contrario, possono rappresentare
autorità e forza. Soggetti replicati più di frequente nelle raffigurazioni di maschere africane sono gli animali. Queste rappresentazioni animali servono per entrare nello spirito dell’animale perchè diventi possibile parlargli poichè spesso l'animale viene visto come portatore di determinate virtù. Fra gli animali più rappresentati ci sono il bufalo, il coccodrillo, il falco, la iena, il facocero e
l'antilope. L’antilope, in special modo, nel Mali ha un ruolo fondamentale. Nelle culture Dogon e i Bambara viene considerata simbolo del lavoro e della fertilità nei campi. Le maschere da antilope dei Dogon, che simboleggiano l'abbondanza del raccolto, hanno forme stilizzate, solitamente sono rettangolari ed adornate sulla sommità da molteplici corna. Anche in quelle dei Bambara, note come chiwara, sono presenti lunghe corna d’antilope che rappresentano la crescita rigogliosa del miglio, il pene, visto come simbolo delle proprie radici, le orecchie che rammentano il canto delle donne che allevia il lavoro nei campi ed una linea spezzata che rappresenta il percorso del sole fra i due solstizi. Troviamo infine varianti sul tema, che comprendono composizioni di figure composte da tratti distintivi di diversi animali, eventualmente uniti a elementi umani.
Questa fusione rappresenta un insieme di caratteristiche eccezionali, raffigurate attraverso la somma delle qualità dei diversi elementi della composizione. Le maschere utilizzate dalla società segreta dei Poro (presso il popolo Senufo, in Mali e Costa d'Avorio) uniscono in una singola figura tre simboli di pericolosità: corna di antilope, denti di coccodrillo e zanne di facocero.
Altro soggetto comune nella cultura delle maschere africane è la donna, che rappresentata l'ideale di bellezza. Differenti particolari caratterizzano le creazioni artistiche che rappresentano la donna. La raffigurazione è esaltata dai tratti somatici che vengono esasperati per cui potremo osservare l’accentuazione della curva arcuata delle ciglia, la stilizzazione degli occhi e l’assottigliamento del mento, inoltre sulla maschera vengono spesso rappresentati anche i gioielli ornamentali tradizionali.
Altro fattore estetico di rilevante importanza che viene riprodotto sulle maschere sono le scarificazioni, cicatrici ornamentali eseguite nella realtà sulla pelle di taluni soggetti. Al culto degli antenati invece, sono legate le maschere che tendono a riprodurre la forma del teschio umano, con orbite incavate e labbra screpolate e sono generalmente evocate durante i riti di circoncisione e in altre cerimonie legate al rinnovamento della vita. Il culto degli antenati è spesso legato al tema della fertilità, ed è per questo che si potranno notare molte maschere che uniscono i tratti del teschio con simbologia sessuale; Altre infine vogliono invece ricordare
antenati illustri, personaggi storici o leggendari.
La struttura principale delle maschere è data dal legno, anche se a volte troviamo raffigurazioni costruite in pietra morbida, come la saponaria, o addirittura fusioni di rame o bronzo. Gli elementi ornamentali che la completano sono costituiti da pelle o tessuto.
Il materiale intagliato o scolpito viene successivamente dipinto con carbone vegetale, ocra o altri pigmenti di origine naturale.
Infine, alla struttura principale vengono applicati gli elementi decorativi in altri materiali, come pelo, corna, denti, conchiglie, semi, iuta, paglia, guscio d'uovo (soprattutto di struzzo) o piume.
Quest’ultima lavorazione serve a ricondurre l’opera finita, in modo più efficace, agli elementi anatomici del soggetto.
Le maschere possono avere diversi tipi di struttura in funzione del modo in cui si devono indossare. Il tipo più comune, presente in gran parte dell'Africa, è quello che si appoggia sul volto, in verticale. Nelle cerimonie Dogon, ad esempio, queste maschere, alte anche qualche metro, vengono trattenute al volto con la sola forza dei denti. Altre maschere si adagiano sulla testa, e quindi non coprono il volto, come i celebri copricapo-maschera chiwara dei Bambara. Alcune, infine, sono ricavate da un tronco cavo o scavato, e si indossano come scafandri o elmi, a coprire l'intera testa.
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