Gli alberi...........dentro, intorno e fuori la “Brousse”
Nel Mali, la vegetazione che segue l’andamento morfologico del terreno, si diversifica a seconda della latitudine trasformando il paesaggio a vista d’occhio.
Il terreno, dunque, è rivestito da un vasto patrimonio arboreo, diversificato non solo per quantità ma anche per differente numero di specie presenti.
Si possono ammirare questi cambiamenti partendo dall’osservazione delle foreste che rivestono le regioni più meridionali, passando alla meravigliosa imponenza dei grandi “patriarchi” che, solitari punteggiano la Brousse fino ad incuriosirsi per gli esili gruppi d’arbusti che arrancano solitari nelle zone pre-sahariane.
Importante sapere cos’è la “Brousse”. Il termine, letteralmente, sta a significare “Savana” anche se viene generalmente utilizzato per indicare tutto ciò che è al di fuori di qualsiasi agglomerato urbano. Per meglio comprendere quanto sopra, immaginiamo di fare un viaggio tra le differenti latitudini del paese.
L’estremo sud, rastremato da rare piste in rossa laterite, è il regno dei grandi alberi che uniti in grandi distese caratterizzano le foreste. È la patria dei mogani, bombacacee, “piedi d’elefante”, sicomori e manghi.
Più si sale verso nord, meno aggregazione ad alto fusto possiamo osservare. Piantagioni e coltivazioni dividono il territorio con alberi di medio o piccolo fusto, quali banani, anacardi ed ancora manghi che competono con alberi di karité, neré e nim.
In questo quadro compaiono anche balazan e cassie, con una propria nicchia ecologica che permette loro di trovare la giusta collocazione.
Continuando in direzione nord, si entra nella brousse arbustiva, dove constateremo una maggior diradazione di campi coltivati. Qui, la morfologia del territorio permette la sopravvivenza di grossi ed isolati alberi, i quali vegetano contendendosi la falda freatica. Borassi, palme dum, baobab, acacie e tamarindi.
Salendo ancora di latitudine, entriamo nella brousse tigrata, che prende il nome dalla caratteristica vegetazione, poiché presenta tratti di terreno spoglio che si alternano con striscie di vegetazione. Gli arbusti quì imperversano con il dattero selvatico ed il cram-cram, una graminacea che produce bacche spinose.
Le aree desertiche sono punteggiate da forme scheletriche con chiome crespe e ruvide, che arrancano nel terreno ormai prossimo ad avere peculiarità non dissimili a quelle della rena. Alcune di esse difendono la loro esistenza con caratteristiche che le assoggettano alla categoria di piante velenose. A tal proposito basterebbe ricordare il lattice tossico delle calotropis. Le piccole acacie spinose invece annunciano il nostro arrivo alle porte del deserto vero e proprio.
A seguire, verranno illustrate alcune delle più significative specie vegetali che sono presenti in Mali.
ACACIA SEYAL in Bambara: sadee o zayee
Appartenente alla famiglia delle mimosacee, raggiunge un’altezza considerevole per la sua specie, oltre i 15 metri. La chioma presenta foglie minute di un verde intenso che affiancano grosse spine di circa 6-7 centimetri di lunghezza. I fiori, che si presentano come sfere di un bel colore giallo ed i baccelli arcuati, adornano le terminazioni della pianta. Il tronco invece ha una caratteristica tonalità verdastra o color bruno ruggine. La piccola quantità di gomma che viene ricavata da quest’albero viene usata solamente come afrodisiaco. La chioma costituisce un buon foraggio per gli animali. Le radici e la corteccia, in decotti, vengono somministrate contro dissenteria, sifilide, lebbra. La concentrazione del liquido ottenuto dalla decantazione delle radici e della corteccia, unito al burro liquido, viene invece utilizzato per curare cefalee.
ACACIA ALBIDA - BALANZAN
Specie nativa dell'Africa e del Medio Oriente, solo in seguito diffusasi in Asia fino a India e Pakistan. E’ un albero spinoso che Può raggiungere i 30 m di altezza e i 2 m di diametro del tronco. Ha radici che possono penetrare nel suolo fino a grandi profondità, grazie alle quali riesce a sopravvivere a periodi di siccità; vive in aree con precipitazioni comprese fra i 250 e i 600 mm. Nel Sahel. svolgendo un ruolo determinante per l'apicoltura, perché i suoi fiori sbocciano all'inizio della stagione delle piogge, quando la maggior parte delle altre piante locali non sono fiorite. In molti luoghi i frutti sono usati come foraggio per il bestiame, e in Nigeria sono il principale nutrimento dei dromedari. Il legno è un buon combustibile, e viene usato anche per costruire canoe e pestelli. La corteccia o suoi estratti hanno anche applicazioni mediche, in particolare nella cura delle infezioni del tratto respiratorio, della malaria, della febbre e del mal di denti. Un estratto della corteccia serve anche per trattare le infezioni oftalmiche degli animali da allevamento. è la pianta ufficiale della città di Segou, nel Mali. Il nome balanzan deriva dalla lingua autoctona di etnia bambara. Secondo una leggenda locale, a Segou ci sono 4.445 alberi di balanzan, uno dei quali è il misterioso "albero mancante", che nessuno sa dove si trovi.
ADANSONIA DIGITATA – BAOBAB
Pianta della famiglia delle Bombacacee, diffusa in gran parte dell'Africa, il baobab africano è leggendario per l'eccezionale longevità e le dimensioni impressionanti che il tronco, può raggiungere dimensioni ragguardevoli, addirittura più di 10m di diametro. L’origine del nome ha diverse paternità. La derivazione senegalese di "baobab", significherebbe "albero dai mille anni” o dall’arabo che starebbe a significare "frutto dai molti grani". Il nome scientifico deriva invece da Michel Adanson, naturalista ed esploratore. Sono alberi caducifogli con grandi tronchi, che raggiungono altezze tra i 5 e i 25 m (eccezionalmente 30 m). Sono famosi per la loro capacità d'immagazzinamento d'acqua all'interno del tronco, che riesce a contenere fino 120.000 litri d'acqua per resistere alle dure condizioni di siccità di alcune regioni. La chioma si riempie, per pochi mesi all'anno, di foglie composte palmate. Temporalmente molto limitata, la fioritura esibisce grandi fiori molto odorosi, che si schiudono la notte. Questi fiori, producono frutti ovoidali con un pericarpo commestibile e un grosso seme reniforme. L’impollinazione è legata all’azione di diverse specie animali e prevalentemente mediata da alcune specie di pipistrelli. Le foglie sono usate come vegetale commestibile in tutte le aree di distribuzione del continente africano e sono mangiate sia fresche che sotto forma di polvere secca. La polpa secca del frutto, dopo la separazione tra i semi e le fibre, viene direttamente mangiata o mescolata nel riso o nel latte. I semi sono usati principalmente come addensante per le zuppe, ma possono anche essere fermentati in condimenti, arrostiti per un consumo diretto, o tritati per estrarre olio vegetale.
ADENIUM OBESUM - PIEDE D’ELEFANTE
Con un arbusto non molto alto, al massimo 4 metri, la sua forma panciuta lo fa assomigliare ad un piccolo baobab. Raggiunge però un metro circa di diametro alla base. Mentre la chioma e rigogliosa di foglie durante la stagione delle piogge, la fioritura avviene nella stagione secca. Questa pianta è anche conosciuta come “rosa del deserto” per la forma ed il colore intenso dei
petali dei suoi fiori, che donano una tonalità rosata alla brousse.
I frutti sono baccelli allungati che contengono migliaia di microscopici semi. La scorza presenta una superficie liscia e gonfia. Dalle ferite della pianta sgorga un liquido biancastro e trasparente, nocivo per gli occhi. avendo un contenuto tossico cardiaco, in alcune “regioni” viene utilizzato per avvelenare frecce o preparare esche per iene e sciacalli. Le radici, ridotte in poltiglia, servono come veleno per catturare i pesci. Trattato, in medicina, rileva la sua utilità nella cura di ulcere, dermatosi e carie dentali
ANACARDIUM OCCIDENTALE - ANACARDIO In Bambara: somo
L'Anacardio e' un albero da frutta tropicale, originario dell’Amazzonia, in Brasile.
Venne introdotto in Africa dai Portoghesi nel XVI secolo, ed oggi, con l’India, l'Africa risulterebbe una delle maggiori produttrici ed esportatrici di mandorle commestibili.
Appartiene alla Famiglia delle Anacardiacee, e ha una caratteristica forma di fruttificazione.
Infatti l'anacardio fornisce ad un tempo due tipi di frutti intimamente uniti: uno fresco, la "mela d'anacardio" e uno secco, la "mandorla o nocciola d'anacardio".
La mela d'anacardio e', botanicamente, un falso frutto in quanto è il risultato di una ipertrofia del peduncolo floreale che arriva a raggiungere le dimensioni di una mela più o meno piriforme.
Si presenta con superficie liscia, sottile e fragile, di colore dal giallo al rosso vivo, e con una massa polposa ma fibrosa dal gusto dolce e lievemente asprigno e rinfrescante. La "mandorla o nocciola d'anacardio" (il vero frutto) e' una noce reniforme provvista di un duro pericarpo, contenente un seme oleoso e commestibile.
Nei paesi produttori, invece del seme se ne mangia il frutto (falso frutto). Durante il periodo
stagionale della produzione, che in Africa corrisponde al periodo primaverile, dal frutto, si estrae un succo che viene bevuto dopo essere stato leggermente fermentato. La pianta dell'anacardio riveste un notevolissimo interesse economico per i molteplici usi, oltre a quello alimentare, che si fanno di ogni sua parte: dal guscio si estrae un inchiostro indelebile, il succo ha un potere antitermiti molto apprezzato, dal frutto si ricavano alcool e aceto e, previa pressione, un olio pregiato. Il succo, di colore nerastro, è resinoso ed estremamente caustico, e viene usato in medicina. Il seme contiene un olio irritante che deve essere eliminato con il calore prima che il seme possa essere estratto con molta cura per evitare di contaminarlo. Trasformare gli anacardi in noce commestibile é una procedura complicata e richiede molta mano d’opera. Solo il 10% della produzione grezza passa indenne attraverso le varie fasi della trasformazione e confezionamento. Questo spiega il prezzo elevatissimo degli anacardi sul mercato europeo. L'anacardio in guscio viene tostato in modo da prepararlo alla rottura del guscio stesso, fatta per lo più a mano. Il frutto viene nuovamente scottato per facilitare la rimozione della leggera pellicola scura che lo ricopre. L'anacardio è un frutto che tende a irrancidire molto facilmente per cui, per ben conservarlo, occorre limitare il contatto con l'aria.
AZADIRACHTA INDICA – NIM
Albero della famiglia delle Meliaceae, originario dell’india, venne introdotto nell'Africa occidentale ai primi del XX secolo per fornire ombra e impedire al deserto del Sahara di estendersi a sud. Presenta numerose proprietà medicamentose tanto che in alcuni luoghi viene chiamato "la farmacia del villaggio". Per secoli si è ricorso a questa pianta per curare dolore, febbre e infezioni. Esiste una credenza che attribuisce a questa pianta un “potere” depurativo per il sangue, per cui, in alcuni casi qualche foglia viene talvolta consumata. Inoltre si puliscono i denti con i suoi rametti, si curano i disturbi della pelle con il succo ricavato dalle foglie e se ne beve l'infuso come tonico.
Il nim, presente nelle regioni tropicali, appartiene alla famiglia del mogano. Raggiunge 30 metri di altezza e circa 2,5 metri di circonferenza. Dato che di rado perde le foglie, la sua chioma fornisce ombra tutto l'anno. Cresce in fretta, richiede poche cure e sopravvive bene nei terreni poveri. Oltre a provvedere ombra tutto l'anno nei paesi in cui fa molto caldo, questo albero può fornire legna da ardere. Per di più, il suo legno inattaccabile dalle termiti è utilizzato nell'edilizia e in falegnameria. Quindi, anche solo a giudicare dalla sua utilità come albero, il nim ha parecchi pregi. Si dice che le sue foglie allontanino gli insetti molesti; Nel 1959 un entomologo tedesco e i suoi allievi, dopo avere assistito nel Sudan a un'impressionante piaga di locuste durante la quale miliardi di esse divorarono le foglie di tutti gli alberi tranne quelle del nim, si misero a studiare questa pianta con grande impegno. Gli scienziati hanno appreso da allora che il complicato arsenale chimico del nim è efficace contro oltre 200 specie di insetti come pure contro vari acari, nematodi, funghi, batteri e perfino diversi virus. I ricercatori hanno fatto un esperimento, mettendo in un contenitore foglie di soia insieme a coleotteri giapponesi (Popillia japonica). Metà di ciascuna foglia era stata irrorata con estratto di nim. I coleotteri hanno divorato la metà non
irrorata di ogni foglia ma non hanno toccato le parti trattate. Sono morti di fame piuttosto che
mangiare anche piccole parti delle foglie trattate. E’ un pesticida poco costoso, non tossico e di
facile preparazione in alternativa a quelli sintetici. Con 80 grammi di semi per ogni litro d'acqua,
tenuti a bagno per 12 ore, successivamente pestati e scolati si ottiene un composto liquido utile ad irrorate le colture. I prodotti ricavati da questa pianta non uccidono direttamente la maggioranza degli insetti. Questi spray alterano i processi vitali dell'insetto, che alla fine non riesce più a nutrirsi, riprodursi o fare la metamorfosi. Ma anche se i prodotti ricavati dal nim sono efficaci contro gli insetti, non sembra che siano nocivi per gli uccelli, gli animali a sangue caldo e gli esseri umani. Il nim può essere utile alle persone anche in altri modi. I semi e le foglie contengono dei composti che hanno rivelato proprietà antisettiche, antivirali e fungicide. Secondo alcuni, potrebbe essere efficace contro le infiammazioni, l'ipertensione e le ulcere. Si dice che medicinali ricavati da estratti del nim combattano il diabete e la malaria. Una sostanza ricavata da questa pianta, detta salannina, è un forte repellente per certi insetti che pungono. È in commercio un insettifugo contro mosche e zanzare ricavato dall'olio di nim. Utile per l'igiene della bocca, un rametto di nim, con l’estremità masticata, per ammorbidirla, funge da presidio medico orale strofinato su denti e gengive. Le ricerche indicano che ciò è utile perché le sostanze contenute nella corteccia hanno un forte potere antisettico.
BALANITES AEGYPTIACA - DATTERO SELVATICO In Bambara: seguene o zegene - In tamachek: taborak
Con caratteristiche simili a quelle dell’acacia spinosa, ha una taglia medio piccola che porta le sue dimensioni massime a circa 6 metri d’altezza. Ha foglie piccole di forma lanceolata ed enormi spine di color verde intenso che raggiungono anche una decina di centimetri. Non ha esigenze
particolari e vegeta tranquillamente in terreni sabbiosi. Con fiori piccoli ed insignificanti, questa pianta fruttifica a grappoli una sorta di dattero dalle dimensioni di un’oliva. Sotto la scorza secca, una polpa collosa dal gusto dolce amaro (ricorda il rabarbaro) avvolge il seme. Questo frutto, oltre ad essere energetico, visto che contiene il 40% di zuccheri, è anche leggermente lassativo. I noccioli commestibili vengono per lo più pestati nei mortai e trasformati in sapone. Coi frutti si ricava una prodotto utile nella lotta contro le mosche (vettori del verme di Guinea) mentre le radici regalano un detergente ed un lenitivo contro le coliche. Dalla scorza infine, si ottengono rimedi contro mal di denti, vermi intestinali, epilessia, malattie mentali, febbre gialla, sterilità e sifilide.
BORASSUS AETHIOPUM – BORASSO In Bambara: sebe - In Peulh: akot o dubé
È una pianta appartenente alla famiglia delle Palme che cresce in tutta l’Africa tropicale.
È molto alta e può raggiungere 25/30 metri. il tronco può arrivare ad un diametro di 60 centimetri e la Corteccia ha un colore grigio verde. Le foglie, molto tipiche, sono lunghe e flabelliformi. Negli esemplari di sesso maschile, le stesse, caratterizzate da infiorescenze ramificate, possono raggiungere la lunghezza di quasi 4 metri. le piante femmina le hanno corte e non ramificate. I frutti si presentano in grandi grappoli di noci sferiche arancio/brune. Un intero grappolo può pesare da 25 a 30 chili. La polpa dei frutti è biancastra, molto oleosa e succosa. Contiene grandi semi brunastri. Tutte le parti di questo albero sono utilizzate. I giovani germogli della pianta sono un ottimo legume. Dalla linfa si estrae zucchero che viene trasformato in una bevanda alcolica molto apprezzata. La polpa oleosa del frutto ed i semi ricchi di amido, sono alimenti molto utilizzati nella cucina. I frutti contengono un liquido dolce che viene bevuto come latte. I noccioli e la scorza dei semi servono per fabbricare oggetti di artigianato. Con le foglie, si intrecciano stuoie, cesti e molti tipi di corda. Con le parti fibrose della pianta si confezionano reti e si fabbricano mobili, recinzioni e scope. Il legname che si ricava dalla pianta, è utilizzato nella costruzione di abitazioni o palizzate. Viene venduto a prezzo elevato, soprattutto quando è trasformato in travi per la copertura dei tetti. Molte sono le utilizzazioni medicinali: il decotto di radici è una bevanda rinfrescante per i neonati. La polvere dei fiori delle piante maschio, mescolata a burro di karitè, guarisce le irritazioni della pelle. Alcune altre parti della pianta vengono usate contro il mal di gola e la bronchite.
BUTYROSPERMUM PARKII - KARITE’ In Bambara: si
Molto diffuso nella savana di tutto il Sahel Occidentale e nell’Africa centrale, il suo Habitat comprende una vasta zona che si estende tra il Sudan a Est e il Senegal e l'area del Gambia a Ovest. È un albero che raggiunge l’altezza di una ventina di metri al massimo e raramente raggiunge i 25 metri. Ha una forma un po’ grossolana ed una chioma emisferica molto ramificata, con rami tozzi e muniti anch’essi di una spessa corteccia, portano in grossi ciuffi le foglie, che hanno un picciolo lungo 5-15 cm e sono di forma allungata. La sua corteccia lo protegge efficacemente dai fuochi della savana., poichè ha una consistenza spessa, sugherosa. Il tronco presenta con molte fenditure che creano delle placche rettangolari. Le foglie, raggruppate a ciuffi, hanno un picciolo lungo 5-15 cm e sono di forma allungata. Nella giovinezza sono pubescenti e di color rosso ruggine; in seguito diventano glabre, coriacee e lucide, di color verde scuro, lunghe 12-25 cm e larghe 4-7 cm, con i margini ondulati. I fiori sono verde-giallastri, molto profumati e sono portati a ciuffi di 30-40 alle estremità di rami che sono per lo più già privi di foglie. Il periodo della fioritura va da dicembre a marzo. I frutti sono bacche ellittiche di color verdegiallo,
di 5-8 cm di lunghezza e 3-4 cm di larghezza, circondate da un pericarpo spesso 4-8 mm, molto carnose, zuccherate e viscose. In genere contengono un solo seme (a volte due), ovale, arrotondato, rosso scuro, lungo 2,5-4 cm, munito di un guscio lucente, fragile, spesso 1 mm.
L'estrazione del Burro di Karité avviene ancora, nel luogo di origine, con un processo artigianale.
Dopo la selezione dei semi e la loro frantumazione si ottiene un prodotto di colore variabile dal
verde chiaro al giallino, di odore gradevole e di sapore quasi dolce, che può essere impiegato puro, oppure si può usare come base di molti prodotti cosmetici. Il Burro di Karité ha un’utilizzazione importante nell’industria cosmetica, viene usato a scopo alimentare e può essere impiegato in usi medicinali, da solo o in combinazione con altre piante. Viene utilizzano ad esempio come balsamo per massaggi contro i reumatismi, gli indolenzimenti, le bruciature, gli eritemi solari, le ulcerazioni e le irritazioni della pelle. Le donne lo impiegano come protettivo contro l'azione del sole. La buccia e la polpa del frutto sono mangiate tal quali o cucinate secondo antiche ricette; il grasso contenuto nel seme, cioè il Burro di Karité, viene usato come condimento, simile al nostro burro, ma anche come prodotto cosmetico per la pelle e per i capelli. I residui delle lavorazioni si utilizzano come mangime per il bestiame; il grasso serve anche per fare candele, per ricavarne detergenti simili al nostro sapone o per ottenere olio combustibile. Il lattice delle foglie, della scorza e del midollo del tronco serve come colla e come base resinosa per il chewing-gum. Il legno, che è molto duro e pesante, viene utilizzato per costruzioni, per oggetti di cucina e artigianali.
LEGUMINOSAE-CAESALPINIOIDEAE - CASSIA In Bambara: sinia
Questa pianta, come per l’Acacia Seyal, presenta, nel periodo delle infiorescenze, delle bellissime macchie gialle sulla chioma. I suoi fiori però, scendendo a grappoli che raggiungono oltre i 40 centimetri di lunghezza. La fioritura avviene a rami completamente spogli dalle foglie. I frutti invece sono cilindrici ed allungati. La cima della pianta raggiunge i 10 metri d’altezza col suo fusto di un bel legno rosso chiaro, la cui durezza lo rende utile per la costruzione di utensili, di contro è ritenuto poco indicato per i fuochi, in quanto sprigiona molto fumo. Le proprietà terapeutiche della corteccia, ricca di tannino, fan si che questo vegetale sia utilizzato per curare dolori addominali ed itterizia, come lassativo e vermifugo. Il composto dato da una soluzione di miele ed una sospensione di radici macerate, è ritenuto utile contro la bilharziosi
DIOSPYROS MESPILIFORMIS - EBANO In Bambara: sunzun - In Peulh: ganadje
Classificato nel genere Diospyros della famiglia delle ebenacee, è un sempreverde d’altezza che varia dai 13 ai 16 metri. Si tratta di un albero particolarmente alto, caratterizzato da foglie semplici ovate, disposte in modo alterno lungo i rami. La fioritura, che avviene nei mesi di aprile e maggio, presenta piccole “pannocchie” di fiori maschili con dimensioni che non superano un paio di centimetri. I frutti, che maturano tra ottobre e febbraio, assomigliano a prugne di color ocra di tre centimetri di diametro, sono commestibili e presentano al palato un sapore zuccherato e leggermente acidulo. Il legno di ebano è proverbialmente duro e scuro, caratterizzato da una grana finissima, che lo rende molto pesante. Il suo colore, nero nelle varietà più pregiate, si deve alla deposizione di tannini. La cosa curiosa è che, appena abbattuto, il tronco è chiaro con sfumature giallastre e diventa nero solo dopo una lunga esposizione all’aria.
Assai noto e ritenuto molto pregiato fin da tempi antichissimi, è stato da sempre impiegato per
sculture e lavori di intaglio. Alcune parti dell’albero sono ritenute interessanti nella cura di nevralgie, mal di denti e diarree. Il decotto delle sue foglie invece produce un infuso utilizzato
contro gli stati febbrili. Parti di radici e corteccia vengono impiegate contro la lebbra, malaria e
sifilide.
DELONIX REGIA - FLAMBOYANT
È un albero maestoso che può superare i quindici metri di altezza, con rami allargati portanti foglie bipennate ed una abbondante e spettacolare fioritura, con fiori che raggiungono il diametro di 15 centimetri ed hanno una colorazione di un’intensa tonalità rossoarancio.
Il frutto è un baccello bruno, lungo fino a 50 centimetri, contenente alcuni semi oblunghi, scuri e striati sui bordi, che lontanamente ricordano i semi dei girasoli, con germinabilità medio bassa. Si riproduce anche per talea. Nelle zone temperate questa pianta è coltivata per ornamento dei giardini o nelle alberate stradali.
'Flamboyant' è una parola francese che significa "fiammeggiante", per l'aspetto alla fioritura. 'Albero di fuoco', analogamente è in relazione alla pianta in fiore. Delonix è un termine derivato dal greco e letteralmente si traduce con "unghia all'ingiù" con riferimento all'aspetto dei petali; regia sottolinea il portamento imponente della specie.
FICUS GNAPHALOCARPA - SICOMORO
Si tratta di un albero d’alto fusto sempreverde, molto comune in Medio Oriente e in alcune regioni dell’Africa tropicale e del Sudafrica. Generalmente predilige le zone paludose, le rive dei fiumi e le regioni di pianura soggette ad allagamenti temporanei; è comunque ben adattato anche alla savana. Alto generalmente 10-25 m, sebbene siano noti esemplari di oltre 45 m, il sicomoro ha una chioma ampia e tondeggiante e il fusto rivestito da una corteccia tipicamente “butterata”, di colore giallastro. Le ampie foglie hanno forma ovale, colore verde scuro e consistenza coriacea. I minuscoli fiori sono di colore verde. I frutti, inizialmente gialli e rossi a maturità raggiunta, sono siconi commestibili e si sviluppano sui rami in densi grappoli; possono raggiungere i 5 cm di diametro. il sicomoro (il cui nome deriva dal greco e significa “gelso che produce fichi”) costituisce una notevole risorsa per la fauna e per le popolazioni locali. I frutti, così come le foglie, possiedono un notevole valore nutritivo e possono anche essere essiccati e conservati. Ricercati da uccelli e mammiferi, vengono raccolti dall’uomo per la propria alimentazione e come cibo per il bestiame. Le foglie sono usate per il trattamento dell’ittero e del veleno di serpente; il latice che si ricava incidendo la corteccia è un rimedio contro la dissenteria e la tigna, la tosse e le infezioni della gola. L’albero ha un ruolo importante per il miglioramento della qualità del suolo e per il suo consolidamento; impiegato già nell’antico Egitto come pianta da ombra e da legno (ad esempio, per la realizzazione di sarcofagi), è un ottimo sito di nidificazione per gli uccelli e un rifugio per altre specie animali. Il suo legno, di colore chiaro, si lavora con facilità. L’albero, infine, ha una funzione cerimoniale nei rituali di diverse tribù africane.
HYPHAENE THEBAICA - PALMA DUM In Bambara: kolo kotole - In Peulh: djelehi
L’unica palma che ramifica formando delle ipsilon. Le foglie a forma di ventaglio con un rostro terminale seghettato, lunghe 80 centimetri, svettano da una ventina di metri d’altezza. Stuoie, corde, scope, cesti e perfino tessuti grossolani sono i prodotti che si fabbricano con l’utilizzo delle parti della pianta. I frutti, pallottole scure di 5 centimetri, maturano tra gli 8 ed i 12 mesi. Freschi sono apprezzati, seccati danno una tintura nera utilizzata nel trattamento del cuoio. Il legno produce un eccellente carbone per la forgia.
KHAYA SENEGALENSIS - MOGANO DEL SENEGAL In Bamabara: dyala - In Peulh: kail Si dice che furono i primi schiavi africani a far notare ai conquistatori spagnoli le stupende qualità del m'oganwo (“Re del Legname”), i quali lo importarono in Europa. Gli spagnoli lo denominarono col termine indigeno caoba, che voleva dire “frutto che non si mangia”, facendo riferimento alla grande capsula legnosa che contiene i semi alati. Gli inglesi, seguendo la pronuncia africana lo chiamarono mahogany, nome con il quale è conosciuto commercialmente ed in varie lingue. È dunque una specie tropicale appartenente alla famiglia delle meliacee. Diffuso generalmente in aree con caratteristiche umide, per cui si trova spesso ai bordi dei fiumi o quantomeno nella loro vicinanza. L’albero è caratterizzato da foglie ovali ed oblunghe e da fiori minuscoli. I frutti,
piccoli globi legnosi, si dividono in quattro valve. Il legno, dal colore bruno rossastro, con elevata resistenza all’attacco di funghi ed insetti, ha una buona lavorabilità, per questi motivi viene frequentemente utilizzato nella realizzazione di mobili. Il tronco, che raggiunge un diametro considerevole, lungo e diritto, sovente è scelto per la costruzione di piroghe. A livello medicamentale, un estratto di radici viene impiegato contro l’itterizia, piaghe, punture d’insetti, vermi solitari e gengive infiammate, inoltre è un buon lassativo.
Semi e foglie curano febbri e nevralgie le radici, infine, sono utilizzate contro lebbra, sifilide, sterilità e nel trattamento di malattie mentali.
MANGIFERA INDICA - MANGO
Albero sempreverde, originario dell’Asia meridionale, ormai naturalizzato in gran parte delle zone calde del mondo. Ha sviluppo abbastanza rapido, e nell’arco di pochi anni può raggiungere i 20-25 m di altezza, con fusto corto e chioma allargata e tondeggiante; i giovani germogli sono di colore aranciato o rosato, le foglie sono di colore verde scuro, lucide e leggermente cuoiose, di forma lanceolata o ovale, lunghe fino a 20-25 cm. Alla fine dell’inverno o all’inizio della primavera producono grandi pannocchie terminali, costituite da innumerevoli piccoli fiori bianco-arancio, o rosati; ai fiori seguono piccoli frutti ovali, che si sviluppano nell’arco di alcuni mesi, facendo arcuare verso il basso i fusti che li portano, riuniti in grappoli. I frutti del Mango sono di colore vario, dal verde giallastro, al verde rosso, fino al giallo, arancio, rosso; anche la taglia dipende dalla specie, va dai 300-400 g fino a raggiungerei 2 kg per singolo frutto. La polpa è di colore giallo, abbastanza fibrosa e compatta, molto succosa e dolce nei frutti maturi, è aspra nei frutti ancora verdi, si consuma dopo aver privato i frutti della buccia spessa; in genere i Mango si consumano quando la polpa diviene abbastanza cedevole, pur avendo un gusto più gradevole se consumati appena colti. Nella medicina, le foglie assumono una valenza diuretica e febbrifuga. Per la loro concentrazione tanninica, sono utili contro stomatiti, asma, bronchiti e mal di gola.
PARKIA BIGLOBOSA - NERE’
Pianta che può raggiungere anche i 20 metri d’altezza. Presenta una larga chioma ad ombrello composta da foglioline minuscole (grandi poco più di 1 centimetro), è una mimosacea dai colori spettacolari. Da gennaio a marzo, fanno comparsa sui rami grosse sfere spugnose che pendono a grappoli di un intenso color rosso vermiglio o rosso fuoco. Sembrano bizzarri alberi di natale. La pianta fruttifica dall’ottavo anno di età baccelli grossi un centimetro o due al massimo e lunghi una cinquantina, che contengono numerosi semi neri racchiusi in una polpa dolce (fino 60% di zucchero). Coi frutti si ottengono bevande rinfrescanti o farine vegetali. Le foglie ridotte in poltiglia leniscono scottature, infiammazioni cutanee ed emorroidi. La scorza aiuta in casi di vomito e spasmi addominali, bronchiti, malattie veneree e verme della Guinea. I semi, ricchi di proteine e grassi, vengono bolliti e pestati in mortai fino ad ottenere una pasta scura. Trasformato in piccole palline dal forte odore assimilabile a quello del roquefort o gongorzola, questo prodotto viene venduto nei mercati ed acquistato come condimento per insaporire le salse nella cucina tradizionale delle differenti etnie maliane.
TAMARINDUS INDICA – TAMARINDO In Bambara: domi
Si tratta di un albero massiccio, a crescita lenta, che in condizioni favorevoli può arrivare anche a 30 m di altezza e più di 7 m di circonferenza. Le foglie pennato-composte, lunghe fino a 15 cm, sono costituite di numerose foglioline. Come accade in altre specie di Leguminose, le foglie si richiudono durante la notte. Le foglie sono caduche durante la stagione asciutta solo nei luoghi che hanno una stagione secca particolarmente prolungata. I fiori sono poco appariscenti, gialli con
striature rosse o arancioni, riuniti in infiorescenze (racemi). L'albero produce come frutti legumi marroni, che contengono polpa e semi duri. I legumi sono lunghi generalmente 10-15 cm, leggermente incurvati, e contengono fino a una dozzina di semi. La polpa dei frutti acerbi è molto aspra ed è quindi adatta a piatti di portata, mentre i frutti maturi sono più dolci e possono essere usati per dessert, bevande o spuntini. La polpa è usata come spezia nella cucina Africana utilizzato fresco o seccato o filtrato come bevanda fredda. Il legno ha un cuore duro, rosso scuro, intorno è più tenero e giallastro. I frutti del tamarindo sono commestibili. Polpa, foglie e corteccia hanno applicazioni mediche. Le foglie sono state tradizionalmente usate per tisane utili a contrastare le febbri malariche, per problemi gastrici o digestivi e contro il mal di denti. La polpa come anti scorbuto e per abbassare la glicemia del sangue
Nel Mali, la vegetazione che segue l’andamento morfologico del terreno, si diversifica a seconda della latitudine trasformando il paesaggio a vista d’occhio.
Il terreno, dunque, è rivestito da un vasto patrimonio arboreo, diversificato non solo per quantità ma anche per differente numero di specie presenti.
Si possono ammirare questi cambiamenti partendo dall’osservazione delle foreste che rivestono le regioni più meridionali, passando alla meravigliosa imponenza dei grandi “patriarchi” che, solitari punteggiano la Brousse fino ad incuriosirsi per gli esili gruppi d’arbusti che arrancano solitari nelle zone pre-sahariane.
Importante sapere cos’è la “Brousse”. Il termine, letteralmente, sta a significare “Savana” anche se viene generalmente utilizzato per indicare tutto ciò che è al di fuori di qualsiasi agglomerato urbano. Per meglio comprendere quanto sopra, immaginiamo di fare un viaggio tra le differenti latitudini del paese.
L’estremo sud, rastremato da rare piste in rossa laterite, è il regno dei grandi alberi che uniti in grandi distese caratterizzano le foreste. È la patria dei mogani, bombacacee, “piedi d’elefante”, sicomori e manghi.
Più si sale verso nord, meno aggregazione ad alto fusto possiamo osservare. Piantagioni e coltivazioni dividono il territorio con alberi di medio o piccolo fusto, quali banani, anacardi ed ancora manghi che competono con alberi di karité, neré e nim.
In questo quadro compaiono anche balazan e cassie, con una propria nicchia ecologica che permette loro di trovare la giusta collocazione.
Continuando in direzione nord, si entra nella brousse arbustiva, dove constateremo una maggior diradazione di campi coltivati. Qui, la morfologia del territorio permette la sopravvivenza di grossi ed isolati alberi, i quali vegetano contendendosi la falda freatica. Borassi, palme dum, baobab, acacie e tamarindi.
Salendo ancora di latitudine, entriamo nella brousse tigrata, che prende il nome dalla caratteristica vegetazione, poiché presenta tratti di terreno spoglio che si alternano con striscie di vegetazione. Gli arbusti quì imperversano con il dattero selvatico ed il cram-cram, una graminacea che produce bacche spinose.
Le aree desertiche sono punteggiate da forme scheletriche con chiome crespe e ruvide, che arrancano nel terreno ormai prossimo ad avere peculiarità non dissimili a quelle della rena. Alcune di esse difendono la loro esistenza con caratteristiche che le assoggettano alla categoria di piante velenose. A tal proposito basterebbe ricordare il lattice tossico delle calotropis. Le piccole acacie spinose invece annunciano il nostro arrivo alle porte del deserto vero e proprio.
A seguire, verranno illustrate alcune delle più significative specie vegetali che sono presenti in Mali.
ACACIA SEYAL in Bambara: sadee o zayee
Appartenente alla famiglia delle mimosacee, raggiunge un’altezza considerevole per la sua specie, oltre i 15 metri. La chioma presenta foglie minute di un verde intenso che affiancano grosse spine di circa 6-7 centimetri di lunghezza. I fiori, che si presentano come sfere di un bel colore giallo ed i baccelli arcuati, adornano le terminazioni della pianta. Il tronco invece ha una caratteristica tonalità verdastra o color bruno ruggine. La piccola quantità di gomma che viene ricavata da quest’albero viene usata solamente come afrodisiaco. La chioma costituisce un buon foraggio per gli animali. Le radici e la corteccia, in decotti, vengono somministrate contro dissenteria, sifilide, lebbra. La concentrazione del liquido ottenuto dalla decantazione delle radici e della corteccia, unito al burro liquido, viene invece utilizzato per curare cefalee.
ACACIA ALBIDA - BALANZAN
Specie nativa dell'Africa e del Medio Oriente, solo in seguito diffusasi in Asia fino a India e Pakistan. E’ un albero spinoso che Può raggiungere i 30 m di altezza e i 2 m di diametro del tronco. Ha radici che possono penetrare nel suolo fino a grandi profondità, grazie alle quali riesce a sopravvivere a periodi di siccità; vive in aree con precipitazioni comprese fra i 250 e i 600 mm. Nel Sahel. svolgendo un ruolo determinante per l'apicoltura, perché i suoi fiori sbocciano all'inizio della stagione delle piogge, quando la maggior parte delle altre piante locali non sono fiorite. In molti luoghi i frutti sono usati come foraggio per il bestiame, e in Nigeria sono il principale nutrimento dei dromedari. Il legno è un buon combustibile, e viene usato anche per costruire canoe e pestelli. La corteccia o suoi estratti hanno anche applicazioni mediche, in particolare nella cura delle infezioni del tratto respiratorio, della malaria, della febbre e del mal di denti. Un estratto della corteccia serve anche per trattare le infezioni oftalmiche degli animali da allevamento. è la pianta ufficiale della città di Segou, nel Mali. Il nome balanzan deriva dalla lingua autoctona di etnia bambara. Secondo una leggenda locale, a Segou ci sono 4.445 alberi di balanzan, uno dei quali è il misterioso "albero mancante", che nessuno sa dove si trovi.
ADANSONIA DIGITATA – BAOBAB
Pianta della famiglia delle Bombacacee, diffusa in gran parte dell'Africa, il baobab africano è leggendario per l'eccezionale longevità e le dimensioni impressionanti che il tronco, può raggiungere dimensioni ragguardevoli, addirittura più di 10m di diametro. L’origine del nome ha diverse paternità. La derivazione senegalese di "baobab", significherebbe "albero dai mille anni” o dall’arabo che starebbe a significare "frutto dai molti grani". Il nome scientifico deriva invece da Michel Adanson, naturalista ed esploratore. Sono alberi caducifogli con grandi tronchi, che raggiungono altezze tra i 5 e i 25 m (eccezionalmente 30 m). Sono famosi per la loro capacità d'immagazzinamento d'acqua all'interno del tronco, che riesce a contenere fino 120.000 litri d'acqua per resistere alle dure condizioni di siccità di alcune regioni. La chioma si riempie, per pochi mesi all'anno, di foglie composte palmate. Temporalmente molto limitata, la fioritura esibisce grandi fiori molto odorosi, che si schiudono la notte. Questi fiori, producono frutti ovoidali con un pericarpo commestibile e un grosso seme reniforme. L’impollinazione è legata all’azione di diverse specie animali e prevalentemente mediata da alcune specie di pipistrelli. Le foglie sono usate come vegetale commestibile in tutte le aree di distribuzione del continente africano e sono mangiate sia fresche che sotto forma di polvere secca. La polpa secca del frutto, dopo la separazione tra i semi e le fibre, viene direttamente mangiata o mescolata nel riso o nel latte. I semi sono usati principalmente come addensante per le zuppe, ma possono anche essere fermentati in condimenti, arrostiti per un consumo diretto, o tritati per estrarre olio vegetale.
ADENIUM OBESUM - PIEDE D’ELEFANTE
Con un arbusto non molto alto, al massimo 4 metri, la sua forma panciuta lo fa assomigliare ad un piccolo baobab. Raggiunge però un metro circa di diametro alla base. Mentre la chioma e rigogliosa di foglie durante la stagione delle piogge, la fioritura avviene nella stagione secca. Questa pianta è anche conosciuta come “rosa del deserto” per la forma ed il colore intenso dei
petali dei suoi fiori, che donano una tonalità rosata alla brousse.
I frutti sono baccelli allungati che contengono migliaia di microscopici semi. La scorza presenta una superficie liscia e gonfia. Dalle ferite della pianta sgorga un liquido biancastro e trasparente, nocivo per gli occhi. avendo un contenuto tossico cardiaco, in alcune “regioni” viene utilizzato per avvelenare frecce o preparare esche per iene e sciacalli. Le radici, ridotte in poltiglia, servono come veleno per catturare i pesci. Trattato, in medicina, rileva la sua utilità nella cura di ulcere, dermatosi e carie dentali
ANACARDIUM OCCIDENTALE - ANACARDIO In Bambara: somo
L'Anacardio e' un albero da frutta tropicale, originario dell’Amazzonia, in Brasile.
Venne introdotto in Africa dai Portoghesi nel XVI secolo, ed oggi, con l’India, l'Africa risulterebbe una delle maggiori produttrici ed esportatrici di mandorle commestibili.
Appartiene alla Famiglia delle Anacardiacee, e ha una caratteristica forma di fruttificazione.
Infatti l'anacardio fornisce ad un tempo due tipi di frutti intimamente uniti: uno fresco, la "mela d'anacardio" e uno secco, la "mandorla o nocciola d'anacardio".
La mela d'anacardio e', botanicamente, un falso frutto in quanto è il risultato di una ipertrofia del peduncolo floreale che arriva a raggiungere le dimensioni di una mela più o meno piriforme.
Si presenta con superficie liscia, sottile e fragile, di colore dal giallo al rosso vivo, e con una massa polposa ma fibrosa dal gusto dolce e lievemente asprigno e rinfrescante. La "mandorla o nocciola d'anacardio" (il vero frutto) e' una noce reniforme provvista di un duro pericarpo, contenente un seme oleoso e commestibile.
Nei paesi produttori, invece del seme se ne mangia il frutto (falso frutto). Durante il periodo
stagionale della produzione, che in Africa corrisponde al periodo primaverile, dal frutto, si estrae un succo che viene bevuto dopo essere stato leggermente fermentato. La pianta dell'anacardio riveste un notevolissimo interesse economico per i molteplici usi, oltre a quello alimentare, che si fanno di ogni sua parte: dal guscio si estrae un inchiostro indelebile, il succo ha un potere antitermiti molto apprezzato, dal frutto si ricavano alcool e aceto e, previa pressione, un olio pregiato. Il succo, di colore nerastro, è resinoso ed estremamente caustico, e viene usato in medicina. Il seme contiene un olio irritante che deve essere eliminato con il calore prima che il seme possa essere estratto con molta cura per evitare di contaminarlo. Trasformare gli anacardi in noce commestibile é una procedura complicata e richiede molta mano d’opera. Solo il 10% della produzione grezza passa indenne attraverso le varie fasi della trasformazione e confezionamento. Questo spiega il prezzo elevatissimo degli anacardi sul mercato europeo. L'anacardio in guscio viene tostato in modo da prepararlo alla rottura del guscio stesso, fatta per lo più a mano. Il frutto viene nuovamente scottato per facilitare la rimozione della leggera pellicola scura che lo ricopre. L'anacardio è un frutto che tende a irrancidire molto facilmente per cui, per ben conservarlo, occorre limitare il contatto con l'aria.
AZADIRACHTA INDICA – NIM
Albero della famiglia delle Meliaceae, originario dell’india, venne introdotto nell'Africa occidentale ai primi del XX secolo per fornire ombra e impedire al deserto del Sahara di estendersi a sud. Presenta numerose proprietà medicamentose tanto che in alcuni luoghi viene chiamato "la farmacia del villaggio". Per secoli si è ricorso a questa pianta per curare dolore, febbre e infezioni. Esiste una credenza che attribuisce a questa pianta un “potere” depurativo per il sangue, per cui, in alcuni casi qualche foglia viene talvolta consumata. Inoltre si puliscono i denti con i suoi rametti, si curano i disturbi della pelle con il succo ricavato dalle foglie e se ne beve l'infuso come tonico.
Il nim, presente nelle regioni tropicali, appartiene alla famiglia del mogano. Raggiunge 30 metri di altezza e circa 2,5 metri di circonferenza. Dato che di rado perde le foglie, la sua chioma fornisce ombra tutto l'anno. Cresce in fretta, richiede poche cure e sopravvive bene nei terreni poveri. Oltre a provvedere ombra tutto l'anno nei paesi in cui fa molto caldo, questo albero può fornire legna da ardere. Per di più, il suo legno inattaccabile dalle termiti è utilizzato nell'edilizia e in falegnameria. Quindi, anche solo a giudicare dalla sua utilità come albero, il nim ha parecchi pregi. Si dice che le sue foglie allontanino gli insetti molesti; Nel 1959 un entomologo tedesco e i suoi allievi, dopo avere assistito nel Sudan a un'impressionante piaga di locuste durante la quale miliardi di esse divorarono le foglie di tutti gli alberi tranne quelle del nim, si misero a studiare questa pianta con grande impegno. Gli scienziati hanno appreso da allora che il complicato arsenale chimico del nim è efficace contro oltre 200 specie di insetti come pure contro vari acari, nematodi, funghi, batteri e perfino diversi virus. I ricercatori hanno fatto un esperimento, mettendo in un contenitore foglie di soia insieme a coleotteri giapponesi (Popillia japonica). Metà di ciascuna foglia era stata irrorata con estratto di nim. I coleotteri hanno divorato la metà non
irrorata di ogni foglia ma non hanno toccato le parti trattate. Sono morti di fame piuttosto che
mangiare anche piccole parti delle foglie trattate. E’ un pesticida poco costoso, non tossico e di
facile preparazione in alternativa a quelli sintetici. Con 80 grammi di semi per ogni litro d'acqua,
tenuti a bagno per 12 ore, successivamente pestati e scolati si ottiene un composto liquido utile ad irrorate le colture. I prodotti ricavati da questa pianta non uccidono direttamente la maggioranza degli insetti. Questi spray alterano i processi vitali dell'insetto, che alla fine non riesce più a nutrirsi, riprodursi o fare la metamorfosi. Ma anche se i prodotti ricavati dal nim sono efficaci contro gli insetti, non sembra che siano nocivi per gli uccelli, gli animali a sangue caldo e gli esseri umani. Il nim può essere utile alle persone anche in altri modi. I semi e le foglie contengono dei composti che hanno rivelato proprietà antisettiche, antivirali e fungicide. Secondo alcuni, potrebbe essere efficace contro le infiammazioni, l'ipertensione e le ulcere. Si dice che medicinali ricavati da estratti del nim combattano il diabete e la malaria. Una sostanza ricavata da questa pianta, detta salannina, è un forte repellente per certi insetti che pungono. È in commercio un insettifugo contro mosche e zanzare ricavato dall'olio di nim. Utile per l'igiene della bocca, un rametto di nim, con l’estremità masticata, per ammorbidirla, funge da presidio medico orale strofinato su denti e gengive. Le ricerche indicano che ciò è utile perché le sostanze contenute nella corteccia hanno un forte potere antisettico.
BALANITES AEGYPTIACA - DATTERO SELVATICO In Bambara: seguene o zegene - In tamachek: taborak
Con caratteristiche simili a quelle dell’acacia spinosa, ha una taglia medio piccola che porta le sue dimensioni massime a circa 6 metri d’altezza. Ha foglie piccole di forma lanceolata ed enormi spine di color verde intenso che raggiungono anche una decina di centimetri. Non ha esigenze
particolari e vegeta tranquillamente in terreni sabbiosi. Con fiori piccoli ed insignificanti, questa pianta fruttifica a grappoli una sorta di dattero dalle dimensioni di un’oliva. Sotto la scorza secca, una polpa collosa dal gusto dolce amaro (ricorda il rabarbaro) avvolge il seme. Questo frutto, oltre ad essere energetico, visto che contiene il 40% di zuccheri, è anche leggermente lassativo. I noccioli commestibili vengono per lo più pestati nei mortai e trasformati in sapone. Coi frutti si ricava una prodotto utile nella lotta contro le mosche (vettori del verme di Guinea) mentre le radici regalano un detergente ed un lenitivo contro le coliche. Dalla scorza infine, si ottengono rimedi contro mal di denti, vermi intestinali, epilessia, malattie mentali, febbre gialla, sterilità e sifilide.
BORASSUS AETHIOPUM – BORASSO In Bambara: sebe - In Peulh: akot o dubé
È una pianta appartenente alla famiglia delle Palme che cresce in tutta l’Africa tropicale.
È molto alta e può raggiungere 25/30 metri. il tronco può arrivare ad un diametro di 60 centimetri e la Corteccia ha un colore grigio verde. Le foglie, molto tipiche, sono lunghe e flabelliformi. Negli esemplari di sesso maschile, le stesse, caratterizzate da infiorescenze ramificate, possono raggiungere la lunghezza di quasi 4 metri. le piante femmina le hanno corte e non ramificate. I frutti si presentano in grandi grappoli di noci sferiche arancio/brune. Un intero grappolo può pesare da 25 a 30 chili. La polpa dei frutti è biancastra, molto oleosa e succosa. Contiene grandi semi brunastri. Tutte le parti di questo albero sono utilizzate. I giovani germogli della pianta sono un ottimo legume. Dalla linfa si estrae zucchero che viene trasformato in una bevanda alcolica molto apprezzata. La polpa oleosa del frutto ed i semi ricchi di amido, sono alimenti molto utilizzati nella cucina. I frutti contengono un liquido dolce che viene bevuto come latte. I noccioli e la scorza dei semi servono per fabbricare oggetti di artigianato. Con le foglie, si intrecciano stuoie, cesti e molti tipi di corda. Con le parti fibrose della pianta si confezionano reti e si fabbricano mobili, recinzioni e scope. Il legname che si ricava dalla pianta, è utilizzato nella costruzione di abitazioni o palizzate. Viene venduto a prezzo elevato, soprattutto quando è trasformato in travi per la copertura dei tetti. Molte sono le utilizzazioni medicinali: il decotto di radici è una bevanda rinfrescante per i neonati. La polvere dei fiori delle piante maschio, mescolata a burro di karitè, guarisce le irritazioni della pelle. Alcune altre parti della pianta vengono usate contro il mal di gola e la bronchite.
BUTYROSPERMUM PARKII - KARITE’ In Bambara: si
Molto diffuso nella savana di tutto il Sahel Occidentale e nell’Africa centrale, il suo Habitat comprende una vasta zona che si estende tra il Sudan a Est e il Senegal e l'area del Gambia a Ovest. È un albero che raggiunge l’altezza di una ventina di metri al massimo e raramente raggiunge i 25 metri. Ha una forma un po’ grossolana ed una chioma emisferica molto ramificata, con rami tozzi e muniti anch’essi di una spessa corteccia, portano in grossi ciuffi le foglie, che hanno un picciolo lungo 5-15 cm e sono di forma allungata. La sua corteccia lo protegge efficacemente dai fuochi della savana., poichè ha una consistenza spessa, sugherosa. Il tronco presenta con molte fenditure che creano delle placche rettangolari. Le foglie, raggruppate a ciuffi, hanno un picciolo lungo 5-15 cm e sono di forma allungata. Nella giovinezza sono pubescenti e di color rosso ruggine; in seguito diventano glabre, coriacee e lucide, di color verde scuro, lunghe 12-25 cm e larghe 4-7 cm, con i margini ondulati. I fiori sono verde-giallastri, molto profumati e sono portati a ciuffi di 30-40 alle estremità di rami che sono per lo più già privi di foglie. Il periodo della fioritura va da dicembre a marzo. I frutti sono bacche ellittiche di color verdegiallo,
di 5-8 cm di lunghezza e 3-4 cm di larghezza, circondate da un pericarpo spesso 4-8 mm, molto carnose, zuccherate e viscose. In genere contengono un solo seme (a volte due), ovale, arrotondato, rosso scuro, lungo 2,5-4 cm, munito di un guscio lucente, fragile, spesso 1 mm.
L'estrazione del Burro di Karité avviene ancora, nel luogo di origine, con un processo artigianale.
Dopo la selezione dei semi e la loro frantumazione si ottiene un prodotto di colore variabile dal
verde chiaro al giallino, di odore gradevole e di sapore quasi dolce, che può essere impiegato puro, oppure si può usare come base di molti prodotti cosmetici. Il Burro di Karité ha un’utilizzazione importante nell’industria cosmetica, viene usato a scopo alimentare e può essere impiegato in usi medicinali, da solo o in combinazione con altre piante. Viene utilizzano ad esempio come balsamo per massaggi contro i reumatismi, gli indolenzimenti, le bruciature, gli eritemi solari, le ulcerazioni e le irritazioni della pelle. Le donne lo impiegano come protettivo contro l'azione del sole. La buccia e la polpa del frutto sono mangiate tal quali o cucinate secondo antiche ricette; il grasso contenuto nel seme, cioè il Burro di Karité, viene usato come condimento, simile al nostro burro, ma anche come prodotto cosmetico per la pelle e per i capelli. I residui delle lavorazioni si utilizzano come mangime per il bestiame; il grasso serve anche per fare candele, per ricavarne detergenti simili al nostro sapone o per ottenere olio combustibile. Il lattice delle foglie, della scorza e del midollo del tronco serve come colla e come base resinosa per il chewing-gum. Il legno, che è molto duro e pesante, viene utilizzato per costruzioni, per oggetti di cucina e artigianali.
LEGUMINOSAE-CAESALPINIOIDEAE - CASSIA In Bambara: sinia
Questa pianta, come per l’Acacia Seyal, presenta, nel periodo delle infiorescenze, delle bellissime macchie gialle sulla chioma. I suoi fiori però, scendendo a grappoli che raggiungono oltre i 40 centimetri di lunghezza. La fioritura avviene a rami completamente spogli dalle foglie. I frutti invece sono cilindrici ed allungati. La cima della pianta raggiunge i 10 metri d’altezza col suo fusto di un bel legno rosso chiaro, la cui durezza lo rende utile per la costruzione di utensili, di contro è ritenuto poco indicato per i fuochi, in quanto sprigiona molto fumo. Le proprietà terapeutiche della corteccia, ricca di tannino, fan si che questo vegetale sia utilizzato per curare dolori addominali ed itterizia, come lassativo e vermifugo. Il composto dato da una soluzione di miele ed una sospensione di radici macerate, è ritenuto utile contro la bilharziosi
DIOSPYROS MESPILIFORMIS - EBANO In Bambara: sunzun - In Peulh: ganadje
Classificato nel genere Diospyros della famiglia delle ebenacee, è un sempreverde d’altezza che varia dai 13 ai 16 metri. Si tratta di un albero particolarmente alto, caratterizzato da foglie semplici ovate, disposte in modo alterno lungo i rami. La fioritura, che avviene nei mesi di aprile e maggio, presenta piccole “pannocchie” di fiori maschili con dimensioni che non superano un paio di centimetri. I frutti, che maturano tra ottobre e febbraio, assomigliano a prugne di color ocra di tre centimetri di diametro, sono commestibili e presentano al palato un sapore zuccherato e leggermente acidulo. Il legno di ebano è proverbialmente duro e scuro, caratterizzato da una grana finissima, che lo rende molto pesante. Il suo colore, nero nelle varietà più pregiate, si deve alla deposizione di tannini. La cosa curiosa è che, appena abbattuto, il tronco è chiaro con sfumature giallastre e diventa nero solo dopo una lunga esposizione all’aria.
Assai noto e ritenuto molto pregiato fin da tempi antichissimi, è stato da sempre impiegato per
sculture e lavori di intaglio. Alcune parti dell’albero sono ritenute interessanti nella cura di nevralgie, mal di denti e diarree. Il decotto delle sue foglie invece produce un infuso utilizzato
contro gli stati febbrili. Parti di radici e corteccia vengono impiegate contro la lebbra, malaria e
sifilide.
DELONIX REGIA - FLAMBOYANT
È un albero maestoso che può superare i quindici metri di altezza, con rami allargati portanti foglie bipennate ed una abbondante e spettacolare fioritura, con fiori che raggiungono il diametro di 15 centimetri ed hanno una colorazione di un’intensa tonalità rossoarancio.
Il frutto è un baccello bruno, lungo fino a 50 centimetri, contenente alcuni semi oblunghi, scuri e striati sui bordi, che lontanamente ricordano i semi dei girasoli, con germinabilità medio bassa. Si riproduce anche per talea. Nelle zone temperate questa pianta è coltivata per ornamento dei giardini o nelle alberate stradali.
'Flamboyant' è una parola francese che significa "fiammeggiante", per l'aspetto alla fioritura. 'Albero di fuoco', analogamente è in relazione alla pianta in fiore. Delonix è un termine derivato dal greco e letteralmente si traduce con "unghia all'ingiù" con riferimento all'aspetto dei petali; regia sottolinea il portamento imponente della specie.
FICUS GNAPHALOCARPA - SICOMORO
Si tratta di un albero d’alto fusto sempreverde, molto comune in Medio Oriente e in alcune regioni dell’Africa tropicale e del Sudafrica. Generalmente predilige le zone paludose, le rive dei fiumi e le regioni di pianura soggette ad allagamenti temporanei; è comunque ben adattato anche alla savana. Alto generalmente 10-25 m, sebbene siano noti esemplari di oltre 45 m, il sicomoro ha una chioma ampia e tondeggiante e il fusto rivestito da una corteccia tipicamente “butterata”, di colore giallastro. Le ampie foglie hanno forma ovale, colore verde scuro e consistenza coriacea. I minuscoli fiori sono di colore verde. I frutti, inizialmente gialli e rossi a maturità raggiunta, sono siconi commestibili e si sviluppano sui rami in densi grappoli; possono raggiungere i 5 cm di diametro. il sicomoro (il cui nome deriva dal greco e significa “gelso che produce fichi”) costituisce una notevole risorsa per la fauna e per le popolazioni locali. I frutti, così come le foglie, possiedono un notevole valore nutritivo e possono anche essere essiccati e conservati. Ricercati da uccelli e mammiferi, vengono raccolti dall’uomo per la propria alimentazione e come cibo per il bestiame. Le foglie sono usate per il trattamento dell’ittero e del veleno di serpente; il latice che si ricava incidendo la corteccia è un rimedio contro la dissenteria e la tigna, la tosse e le infezioni della gola. L’albero ha un ruolo importante per il miglioramento della qualità del suolo e per il suo consolidamento; impiegato già nell’antico Egitto come pianta da ombra e da legno (ad esempio, per la realizzazione di sarcofagi), è un ottimo sito di nidificazione per gli uccelli e un rifugio per altre specie animali. Il suo legno, di colore chiaro, si lavora con facilità. L’albero, infine, ha una funzione cerimoniale nei rituali di diverse tribù africane.
HYPHAENE THEBAICA - PALMA DUM In Bambara: kolo kotole - In Peulh: djelehi
L’unica palma che ramifica formando delle ipsilon. Le foglie a forma di ventaglio con un rostro terminale seghettato, lunghe 80 centimetri, svettano da una ventina di metri d’altezza. Stuoie, corde, scope, cesti e perfino tessuti grossolani sono i prodotti che si fabbricano con l’utilizzo delle parti della pianta. I frutti, pallottole scure di 5 centimetri, maturano tra gli 8 ed i 12 mesi. Freschi sono apprezzati, seccati danno una tintura nera utilizzata nel trattamento del cuoio. Il legno produce un eccellente carbone per la forgia.
KHAYA SENEGALENSIS - MOGANO DEL SENEGAL In Bamabara: dyala - In Peulh: kail Si dice che furono i primi schiavi africani a far notare ai conquistatori spagnoli le stupende qualità del m'oganwo (“Re del Legname”), i quali lo importarono in Europa. Gli spagnoli lo denominarono col termine indigeno caoba, che voleva dire “frutto che non si mangia”, facendo riferimento alla grande capsula legnosa che contiene i semi alati. Gli inglesi, seguendo la pronuncia africana lo chiamarono mahogany, nome con il quale è conosciuto commercialmente ed in varie lingue. È dunque una specie tropicale appartenente alla famiglia delle meliacee. Diffuso generalmente in aree con caratteristiche umide, per cui si trova spesso ai bordi dei fiumi o quantomeno nella loro vicinanza. L’albero è caratterizzato da foglie ovali ed oblunghe e da fiori minuscoli. I frutti,
piccoli globi legnosi, si dividono in quattro valve. Il legno, dal colore bruno rossastro, con elevata resistenza all’attacco di funghi ed insetti, ha una buona lavorabilità, per questi motivi viene frequentemente utilizzato nella realizzazione di mobili. Il tronco, che raggiunge un diametro considerevole, lungo e diritto, sovente è scelto per la costruzione di piroghe. A livello medicamentale, un estratto di radici viene impiegato contro l’itterizia, piaghe, punture d’insetti, vermi solitari e gengive infiammate, inoltre è un buon lassativo.
Semi e foglie curano febbri e nevralgie le radici, infine, sono utilizzate contro lebbra, sifilide, sterilità e nel trattamento di malattie mentali.
MANGIFERA INDICA - MANGO
Albero sempreverde, originario dell’Asia meridionale, ormai naturalizzato in gran parte delle zone calde del mondo. Ha sviluppo abbastanza rapido, e nell’arco di pochi anni può raggiungere i 20-25 m di altezza, con fusto corto e chioma allargata e tondeggiante; i giovani germogli sono di colore aranciato o rosato, le foglie sono di colore verde scuro, lucide e leggermente cuoiose, di forma lanceolata o ovale, lunghe fino a 20-25 cm. Alla fine dell’inverno o all’inizio della primavera producono grandi pannocchie terminali, costituite da innumerevoli piccoli fiori bianco-arancio, o rosati; ai fiori seguono piccoli frutti ovali, che si sviluppano nell’arco di alcuni mesi, facendo arcuare verso il basso i fusti che li portano, riuniti in grappoli. I frutti del Mango sono di colore vario, dal verde giallastro, al verde rosso, fino al giallo, arancio, rosso; anche la taglia dipende dalla specie, va dai 300-400 g fino a raggiungerei 2 kg per singolo frutto. La polpa è di colore giallo, abbastanza fibrosa e compatta, molto succosa e dolce nei frutti maturi, è aspra nei frutti ancora verdi, si consuma dopo aver privato i frutti della buccia spessa; in genere i Mango si consumano quando la polpa diviene abbastanza cedevole, pur avendo un gusto più gradevole se consumati appena colti. Nella medicina, le foglie assumono una valenza diuretica e febbrifuga. Per la loro concentrazione tanninica, sono utili contro stomatiti, asma, bronchiti e mal di gola.
PARKIA BIGLOBOSA - NERE’
Pianta che può raggiungere anche i 20 metri d’altezza. Presenta una larga chioma ad ombrello composta da foglioline minuscole (grandi poco più di 1 centimetro), è una mimosacea dai colori spettacolari. Da gennaio a marzo, fanno comparsa sui rami grosse sfere spugnose che pendono a grappoli di un intenso color rosso vermiglio o rosso fuoco. Sembrano bizzarri alberi di natale. La pianta fruttifica dall’ottavo anno di età baccelli grossi un centimetro o due al massimo e lunghi una cinquantina, che contengono numerosi semi neri racchiusi in una polpa dolce (fino 60% di zucchero). Coi frutti si ottengono bevande rinfrescanti o farine vegetali. Le foglie ridotte in poltiglia leniscono scottature, infiammazioni cutanee ed emorroidi. La scorza aiuta in casi di vomito e spasmi addominali, bronchiti, malattie veneree e verme della Guinea. I semi, ricchi di proteine e grassi, vengono bolliti e pestati in mortai fino ad ottenere una pasta scura. Trasformato in piccole palline dal forte odore assimilabile a quello del roquefort o gongorzola, questo prodotto viene venduto nei mercati ed acquistato come condimento per insaporire le salse nella cucina tradizionale delle differenti etnie maliane.
TAMARINDUS INDICA – TAMARINDO In Bambara: domi
Si tratta di un albero massiccio, a crescita lenta, che in condizioni favorevoli può arrivare anche a 30 m di altezza e più di 7 m di circonferenza. Le foglie pennato-composte, lunghe fino a 15 cm, sono costituite di numerose foglioline. Come accade in altre specie di Leguminose, le foglie si richiudono durante la notte. Le foglie sono caduche durante la stagione asciutta solo nei luoghi che hanno una stagione secca particolarmente prolungata. I fiori sono poco appariscenti, gialli con
striature rosse o arancioni, riuniti in infiorescenze (racemi). L'albero produce come frutti legumi marroni, che contengono polpa e semi duri. I legumi sono lunghi generalmente 10-15 cm, leggermente incurvati, e contengono fino a una dozzina di semi. La polpa dei frutti acerbi è molto aspra ed è quindi adatta a piatti di portata, mentre i frutti maturi sono più dolci e possono essere usati per dessert, bevande o spuntini. La polpa è usata come spezia nella cucina Africana utilizzato fresco o seccato o filtrato come bevanda fredda. Il legno ha un cuore duro, rosso scuro, intorno è più tenero e giallastro. I frutti del tamarindo sono commestibili. Polpa, foglie e corteccia hanno applicazioni mediche. Le foglie sono state tradizionalmente usate per tisane utili a contrastare le febbri malariche, per problemi gastrici o digestivi e contro il mal di denti. La polpa come anti scorbuto e per abbassare la glicemia del sangue
Ho da proporre il mio progetto riguardo la tutela dell'habitat maliano e la conseguente lotta alla desertificazione. Anch'io ho molto studiato le specie presenti, in qualità di importantissimi esemplari, arborei ed arbustivi, da tutelare e valorizzare, e mi compiaccio che ci sia qualcuno che si occupa di diffondere la loro conoscenza.
RispondiEliminaInserisco il link diretto dal quale si può intuire qualcosa riguardo al mio progetto...non c'è molto, per motivi di tempo e per mantenere un minimo di "tutela" da possibili falsi pionieri che possano mal'intendere il mio "sistema". Al link sono collegati alcuni video che raccontano un pò alcune delle cose proposte e sperimentate.
www.laboratoriolinfa.com/index.php?option=com_content&view=article&id=57:sperimentazione-ambientale&catid=29:progettazione&Itemid=68
Se il progetto dovesse interessare, sono pronto a ricevere riflessioni e mandare ulteriori notizie e particolari.
Grazie
Vorrei sapere se il mio pappagallo cenerino puo' mangiare il frutto del tamarindo grazie!
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