giovedì 21 agosto 2008

Mali - CITTA' e VILLAGGI


Il Mali (in francese République du Mali) è uno stato (1.240.142 km², 11.340.480 abitanti; capitale Bamako) dell'Africa occidentale situato all'interno e senza sbocchi sul mare.
Il Mali confina a nord con l'Algeria, il Niger ad est, il Burkina Faso e la Costa d'Avorio a sud, la
Guinea a sud-ovest, e il Senegal e la Mauritania ad ovest.
Il suo territorio, per la maggior parte pianeggiante, è costituito al nord da deserto, al sud dalla
savana.
Il Mali possiede una storia ricca e relativamente conosciuta. Il suo territorio è stato sede di tre
grandi imperi: l'Impero del Ghana, l'Impero del Mali e l'Impero Songhai.
I francesi iniziarono la colonizzazione del suo territorio nel 1864 e nel 1895 venne integrato
nell'Africa Occidentale Francese con il nome di Sudan francese.
La Repubblica Sudanese e il Senegal proclamarono la loro indipendenza dalla Francia nel 1960 con il nome di Federazione del Mali. Appena alcuni mesi dopo il Senegal si separò e la Repubblica Sudanese prese il nome di Mali.
Dopo un periodo di dittatura, nel 1991 si formò un governo di transizione che portò nel 1992 alle
prime elezioni democratiche, con Alpha Oumar Konare eletto presidente. Dopo la sua rielezione
nel 1997, Konare continuò le riforme politiche e economiche, lottando contro la corruzione. Alla
fine del suo secondo mandato, limite costituzionale per un presidente, fu sostituito nel 2002 da
Amadou Toumani Touré.
Il territorio della repubblica del Mali, stato dell'Africa Nordoccidentale privo di sbocchi sul mare, è formato da bassopiani cosparsi di colline rocciose. Gli unici rilievi notevoli si trovano nel sud-est del paese. Nella zona settentrionale si estende il Sahara, in quella centrale la regione climatica del Sahel, in via di inaridimento mentre quella meridionale è costituita da una savana umida irrigata
dai fiumi Niger e Senegal.
La siccità sta accelerando la desertificazione di tutto il territorio. La vegetazione è molto scarsa:
eucalipti e mimose al sud del Sahara, piante spinose al centro e baobab, acacie, e ceibe a sud.
Data la latitudine, la presenza del deserto in gran parte del suo territorio, il fatto che non ha
sbocchi sul mare, il Mali ha un clima subtropicale e arido. Durante la stagione secca, dal Sahara si
levano sovente roventi ondate che provocano siccità ricorrenti.
La quasi totalità della popolazione attiva è occupata nell'agricoltura, settore che partecipa per il
46% alla formazione del prodotto nazionale lordo; tuttavia il terreno arabile e le colture
arborescenti ricoprono meno del 2% del territorio. Oltre che per la scarsità di buoni terreni, il
livello produttivo è generalmente molto basso per la piovosità insufficiente e comunque
fortemente irregolare; si hanno poi ritardi ed errori dovuti alla organizzazione arcaica dell'attività agricola: al momento, neppure l'istituzione di un numero abbastanza considerevole di
cooperative ha dato esiti consistenti. Per quanto riguarda le coltivazioni tradizionali, destinate
all'alimentazione locale e peraltro in larga misura decimate dalle tremende siccità che a più
riprese hanno devastato il paese attorno alla metà degli anni '70, prevalgono il miglio (6,9 milioni
di q.), mentre il riso (3,7 milioni di q.), coltivato nelle zone irrigue del delta del Niger, è di
introduzione recente, così come il mais. Importanti per l'alimentazione locale sono anche la
manioca e la batata, nonché taluni ortaggi e legumi. Nelle zone irrigue si pratica in prevalenza
un'agricoltura moderna e commerciale, in parte ad opera delle cooperative di contadini di recente istituzione. Disastrosi sono stati però i raccolti di 1980, 1982 e 1983 per i danni causati dalla
siccità. Fra le colture predomina il cotone (2,4 milioni di q. tra fibra e semi), che è la principale
voce dell'esportazione nazionale; seguono l'arachide (1,6 milioni di q.), il tè e la canna da
zucchero. Altri prodotti destinati al commercio sono il tabacco, il karatè o "albero del burro", il
kapok, ecc. Purtroppo il paese non dispone di foreste, il legname è tutto importato attraverso il
Burkina dal Ghana e dalla Costa d'Avorio ed i pochi sprazzi di foresta vengono distrutti per offrire legna da ardere alle genti del paese che non dispone di altra energia: degli sforzi dovranno essere
fatti per arrestare la desertificazione con piantagioni di Curcas che fra le tante doti, coi semi,
offrirà gas ed energia alle popolazioni del paese; sono solo prodotti discreti quantitativi di gomma
arabica. Da rilevare poi il grave fenomeno del contrabbando di prodotti alimentari, avviati ai più
vantaggiosi mercati della Costa d'Avorio, del Burkina Faso e del Senegal.
Le strategie di valorizzazione del mondo rurale hanno sempre rivestito un ruolo fondamentale sia nelle politiche delle potenze coloniali che in quelle dello stato post-coloniale.
La pesca viene effettuata solo sul fiume Niger, visto che il Mali è privo di sbocchi sul mare, ed è
destinato esclusivamente all'autoconsumo della popolazione.
Il Mali possiede estesi giacimenti di fosfati, oro, uranio, ferro, manganese e sale, sebbene siano
poco sfruttati a causa delle infrastrutture carenti. Molto più modesti i giacimenti diamantiferi
situati nel sud-ovest del paese. Bamako. La discarica di Bamako, uno dei rari esempi di terziario.
L'industria del Mali presenta ancora i segni di un industria arretrata e ancora molto legata al
settore primario. Le industrie presenti sono concentrate quasi esclusivamente nelle vicinanze di
Bamako e comprendono: industrie chimiche, tessili, alimentari, diamantifere e del cemento, oltre
a quelle agroalimentari. L'industria garantisce il 26% delle entrate. La rete dei trasporti del Mali è molto limitata e comprende, oltre a strade poco e mal asfaltate che collegano Bamako con Segou, l'utilizzo di imbarcazioni per spostarsi sul fiume Niger. Nel nord del paese si usano
prevalentemente cammelli negli spostamenti.
Un miglioramento delle comunicazioni aiuterebbe il Mali ad intraprendere un certo sviluppo, visto che molte delle attività terziarie si svolgono sulle poche strade esistenti e i cibi, facilmente
deperibili, giungono nelle zone dove non è possibile la coltivazione in tempi molto lunghi, creando
così anche problemi sanitari in quelle zone.

LE PRINCIPALI CITTA’
la capitale Bamako; Aguelhok, Almoustarat, Andéramboukane, Anefis, Ansongo, Aourou,
Araouane. Bafoulabé, Ballé, Banamba, Bandiagara, Bankas, Bénéna, Bla, Bourem, Bouressa.
Diafarabé, Dialafara, Diamou, Didiéni, Diéma, Dilly, Dinagourou, Dioila, Dioura, Diré, Djenné, Doro, Douentza, Douna, Dyero. Fana, Faléa, Faraba, Filamana. Gao, Garalo, Gossi, Goundam, Gourma- Rharous. Hombori, I-n-Kak, I-n-Tabezas, I-n-Tallak. Kadioto, Karioumé, Kaogaba, Kati, Kayes, Ké Maina, Kéniéba, Kidal, Kinyan, Kita, Kofo, Kolondiéba, Kona, Konenzé,Koulikoro, Koundian, Koury, Koussané, Koutiala, Ktéla. Manankoro, Markala, Ménaka, Mopti, Mourdiah, Nangaré,Nampala,Nara, Niafounke, Niono, Nioro du Sahel, Nyamina. Ouatagouna,Ouolossébougou. San,Sandaré,Sébékoro, Séféto,Ségou, Sévaré, Siby, Sikasso, Sokolo, Taoudenni, Telatai, Ténenkou, Tessalit, Ti-n Essako, Timetrine, Tombouctou, Tominian, Toukoto, Yanfolila, Yélimané, Yorosso.
BAMAKO
Coi suoi 690.000 abitanti, la capitale e la città più popolosa del Mali. Sorge sul Niger, nelle vicinanze delle rapide che separano la valle del Niger superiore e la valle del medio Niger,
nella parte sud-occidentale del paese.
Il suo Porto fluviale, principale centro amministrativo e commerciale del Mali, è attivo grazie alla
produzione di caucciù, resina, legname e tessile; a cui si affianca la produzione di carne lavorata, di metallo e non ultimo in fatto d’importanza, il settore ittico. È scalo aereo internazionale. Abitata sin dal paleolitico, anche se la leggendaria fondazione è fissata nel sedicesimo secolo. Bamako, in origine Bammako («stagno del caimano» in lingua Bambara) sarebbe stata fondata verso la fine del sedicesimo secolo dai Nairé anticamente chiamati Niakate, che erano Sarakollé. Niaréla è uno dei quartieri più antichi di Bamako.
La città fu un importante centro commerciale nonché principale centro dell'insegnamento
dell'Islam, sotto l'impero del Mali, ma entrò in declino nel diciannovesimo secolo.
Alla fine del XIX secolo Bamako è un grosso villaggio fortificato di 600 abitanti, quando l'1
febbraio 1883, i francesi, con il generale Gustave Borgnis-Desbordes, la conquistarono.
Nel 1904, viene inaugurata la linea ferroviaria Dakar-Niger. Nel 1905, iniziò la costruzione
dell'Hôpital du point G, il vecchio ospedale. Nel 1908 Bamako diventa capitale del Sudan francese, e tra il 1903 ed il 1907 è costruito il palazzo di Koulouba, palazzo del governatore;
successivamente si riunirà la presidenza della Repubblica a partire dall'Indipendenza nel 1960.
Il 20 dicembre 1918, Bamako diviene un comune misto amministrato da un sindaco. Nel 1927 è
costruita la cattedrale mentre la "Maison des artisans" nel 1931. Nel 1947 viene eretto un primo
ponte sul Niger, e la grande moschea di Bamako risale al 1948.
Il 18 novembre 1955 Bamako diventa un comune a pieno titolo, il suo sindaco, Modibo Keïta, è
eletto la prima volta un anno più tardi.
La popolazione di Bamako, assai cresciuta, nel 1960 raggiunge circa i 160 mila abitanti.
Il 22 settembre 1960 è proclamata l'indipendenza del Mali e Bamako diventa capitale della nuova repubblica.
SEGOU
Segou è una cittadina dello Stato del Mali che si trova su una riva del Niger, abitata da poco più di 65mila abitanti si estende per circa 8km. È una città che sembra essere meno convulsa e caotica della capitale e fatte le dovute proporzioni risulta molto più vivibile. L’economia si basa principalmente sull’agricoltura, sul commercio e sulla pesca. La zona nella quale si trova Segou è un luogo molto ricco di storia; tra le mete turistiche che attirano maggiormente i visitatori ci sono le antiche rovine della città di Mbella, la capitale della tribù Bambara. Interessanti sono anche le moschee sia per l’architettura che per la testimonianza storica che rappresentano.
SAN
A circa 200 chilometri da Segou, incontriamo San, col suo particolare mercato del lunedì, ricchissimo di tessuti tradizionali (bogolan) e manufatti locali. Stupenda la moschea, una tra le più vecchie del paese, con le sue linee morbide ed i suoi volumi con colori derivati della grigia terra argillosa (bankò – terra cruda) che ne riveste la struttura e la
sua facciata ben ripartita dai tre minareti. Sulla piazzetta antistante, all’ombra di grandi nim, si possono osservare donne impegnate a riparare con infinita pazienza le calabasse (contenitori costituiti da mezze zucche vuote) rotte o fessurate. Con un punteruolo metallico eseguono dei forellini a lato della fessurazione pe poi legare tra loro i vari fori con l’ausilio di un laccio costruito con fibra vegetale intrecciata (solitamente pagliuzze imbevute d’acqua).
MOPTI
Crocevia per Tombouctou e per le falesie Dogon, tutto li intorno gravita attorno al suo porto, spolverato dalla laterite portata dal vento (Harmattan) che dona una particolare sfumatura rossastra alla città intera. Qui si possono incontrare Touareg giunti in città col sale di Taoudenni, Peul con le loro mandrie, Songhai provenienti dall’ansa del Niger , Dogon al mercato intenti a vendere le loro cipolle, Bobo con carichi di legna ed ovviamente i pescatori Bozo coi loro fardelli di
pesce affumicato. Tappa di qualsiasi viaggio nel nord est del paese, viene chiamata la Venezia del Mali poichè è costruita su tre isolotti collegati tra loro da dighe. Un tempo solo piccolo accampamento Bozo, ampliò le sue mura alla metà dell’800, quando El Hadj Omar Tall ne fece una base per le sue truppe nella guerra contro i Peul di Messina. Durante la colonizzazione francese, da quì partirono le piume di garzette ed aironi per agghindare le dame della belle epoque. Grazie al commercio privilegiato, col tempo riuscì addirittura a soppiantare Djenné, da sempre regina incontrastata del delta. Il porto fluviale quindi, è rimasto ancora oggi il cuore pulsante della città. È il centro di tutte le attività ed è crocevia di tutte le culture e le etnie del luogo. Qui si compra e si vende di tutto. Per raggiungere questo centro commerciale, i venditori giungono da ogni dove a bordo di pinasse (piroghe tradizionali) taxi brusse, camion, carri e quant’altro. Il mercato, ordinato per settori merceologici, si snoda su un sipario che mostra un palcoscenico dato dalle rive del fiume ed uno sfondo disegnato dalle basse abitazioni e dai pinnacoli della moschea. Amalgamandosi per godere degli scorci di un’Africa vera, qui si puo essere attori e spettatori allo stesso momento. Ci si immerge in un mondo che sembra fermo nel tempo, passando dai venditori di lastre di sale, ai mobilieri che lavorano il legno in stile “barocco Africano” e marocchino, dalle montagne di calabasses ai costruttori di pinasse per giungere al reparto stoffe multicolore e pesce esiccato, fino alle spezie colorate e profumate e così via continuando per differenti e molteplici settori merceologici tra i più disparati. Con l’ausilio di una piroga, si ha la possibilità di poter gustare l’interessante spettacolo delle poppe delle pinasse colorate e variopinte e dei pescatori intenti a lanciare le reti, visti direttamente dal fiume stesso, e con l’occasione far visita ad un villaggio rivierasco risalendo il fiume di qualche chilometro, scegliendo una delle due direzioni che la via d’acqua intraprende verso l’affluente (Bani) o il grande fiume (Niger).
DJENNE’
Djenné (anche Dienné o Jenne) è una piccola città di grande interesse storico e commerciale nel Delta del Niger del Mali. È situata ad ovest del Fiume Bani (il Fiume Niger scorre diversi chilometri a nordovest).
Ha una popolazione etnicamente molto variegata di circa 12000 persone (censimento del 1987). È famosa per le sue architetture di mattoni di fango, molto notevole è la Grande Moschea di Djenné, ricostruita nel 1907. Nel passato, Djenné fu un centro di commercio e cultura, e fu conquistata un gran numero di volte a partire dalla sua fondazione. Il suo centro storico è
stato designato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 1988.
Amministrativamente è parte della Regione Mopti. fondata fu fondata circa nel 300 dai Bozo in un sito chiamato Djenné-Jeno, 1.5 km a monte del fiume. Il suo sito venne spostato nel 1043 o nel 13° secolo, quando la città fu convertita all'Islam. Questo incrementò la sua importanza come mercato e base per i commerci transahariani, e rivaleggiò presto con Timbuktu.
Djenné, nonostante la sua vicinanza, non fu mai parte dell'Impero Mali. Fu una città-stato
indipendente protetta dalle sue mura a dal Delta del Niger in Mali. Secondo le leggende, l'Impero
Mali tentò di conquistare Djenné 99 volte prima di arrendersi. Djenné non fu quindi conquistata
fino al 1453, quando l'Impero Songhai sotto Sonni Ali la prese. Si dice che l'assedio di Djenné
fosse durato 7 mesi e 7 giorni culminando con la morte del re della città e della sua definitiva
capitolazione. La vedova della città sposò Sonni Ali, e ricominciò la pace. Nel 1591, il Marocco
conquistò la città dopo aver distrutto l'influenza Soghai nella regione. Nel XVII secolo, Djenné
divenne un prospero centro di commerci e istruzione. La caravane da Djenné frequentarono città commerciali a sud come Begho, Bono Manso e Bonduku.
La città fece parti di parecchi altri stati. Djenné fu parte del Regno Segou dal 1670 al 1818 e
dell'Impero Massina sotto il regnante Fulani Amaddou Lobbo dal 1818 al 1893. Alla fine, i Francesi conquistarono la città quell'anno. Durante questo periodo, declinarono i commerci e la città perse parte della sua importanza. Il Vaso di terracotta di Djenné e tutti qli altri prodotti di terracotta mostrano l'unica cultura di Djenné.
Oggi, Djenné è un centro agricolo e del commerco di pesci, caffè e noccioline. È conosciuta per il
suo importante mercato del Lunedì.
Le maggiori attrazioni includono la tomba di Tupama Djenepo, che fu sacrificato, secondo una
leggenda, alla fondazione della città. Importante anche ciò che rimane di Jenné-Jeno, una città
più grande esistita dal III secolo a.C. fino al XIII secolo.
In Djenné è degno di attanzione il fatto che diventa un'isola quando il fiume Niger cresce alla fine
della stagione delle piogge.
Gli abitanti di Djenné in gran parte parlano una lingua Songhai, una variazione chiamata Djenné
Chiini, ma le lingue parlate riflettono anche la diversità dell'area. I villaggi attorno Djenné
parlano anche Bozo, Fulfulde o Bambara.
Jenné-Jeno: Le rovine dell’antica citta di JennÉ-Jeno si trovano presso un sito archeologico in
corso di scavo, dove lavora attualmente una squadra di professionisti. Un tempo era una florida
capitale, ma fu abbandonata nel XV secolo per ragioni tuttora sconosciute e oggi non è altro che
una piana spoglia, disseminata di una spessa coltre di cocci e detriti, tra i quali sono stati scoperti
utensili e gioielli in ferro che suggeriscono un uso precoce di questo minerale (almeno per quanto
riguarda l'Africa). JennÉ-Jeno dista 3 km da Djenné
BANDIAGARA
Capoluogo amministrativo della regione che da il nome alla falesia.
Questo principale centro dell'area Dogon, nonché l'antica capitale dell'Impero dei Toucouleur. Si trova nell'omonimo circolo, a sua volta facente parte della regione di Mopti.
Lo scrittore Amadou Hampâté Bâ e' originario di questa localita'. Il circolo di Bandiagara è un circolo del Mali, situato a sud del fiume Niger. La zona di Bandiagara è celebre per la sua
rilevanza etnologica, archeologica e orografica, in particolare per la Falesia di Bandiagara. Nulla di particolarmente interessante tranne un paio di palazzi dell’epoca “toucouleur”, ma occorre fare
attenzione al centro di medicina tradizionale, costruito dall’architetto napoletano Fabrizio Carola. Questo centro, riconosciuto e frequentato da medici di tutto il mondo, è stato realizzato grazie
all’impegno dallo psichiatra pisano Piero Coppo, che ha lavorato e lavora tutt’ora con sciamani e
guaritori della falesia, per arrivare a fissare risultati riconosciuti a livello mondiale.
SANGHA-SONGHO
Songho, preludio al paese Dogon, a pochi cilometri da Bandiagara. È il primo villaggio importante
e di una certa “consistenza” che si incontra prima di arrivare nel cuore della falesia. Interessante
è l’antro della circoncisione ed escissione. Per raggiungerlo occorre percorrere a piedi un sentiero, per una ventina di minuti circa, che parte dal centro del villaggio. Sanghà è il cuore del paese
Dogon. Dopo circa 45 km da Bandiagara, si raggiunge il piccolo centro percorrendo una carrabile
in leggera salita che si snoda tra roccioni, gole, dighe e campi di cipolle. Le coltivazioni che
contornano il percorso, sono punteggiate dai cappelli a punta dei granai. I Dogon abitano una
falesia d’arenaria (sopra e sotto) sfruttando la poca terra coltivabile che si incunea in essa.
Interessanti, oltre alle costruzioni stesse, lascito dell’antica popolazione Tellem, sono i manufatti utili ad utilizzare i terrazzamenti di terra riportata, quali i “barrages”, dighe che permettono ai coltivatori di trattenere l’acqua nella stagione secca ed i sentieri costituiti da piccoli contarafforti a secco. Sangha è importante non tanto per la cittadina stessa, o per il variopinto mercato, ma perchè è il punto di partenza fondamentale per le visite ai numerosi villaggi sparsi su circa trecento chilometri di falesia
TOMBOUCTOU
Timbuktu (o Timbuctu o Tombouctou) è un'antica città del Mali, considerata la capitale di uno
dei veri quattro sultanati (salvo il sultanato supremo di Costantinopoli). Raggiunse il massimo del suo splendore intorno al 1300, quando fu polo culturale del mondo arabo e così ricca d'oro da essere considerata una specie di Eldorado del tempo. È celebre il suo Sultano Kanka Musa che organizzò un pellegrinaggio alla Mecca con oltre 8000 portatori e centinaia di cammelli. La città è ancora viva in epoca moderna e pur non godendo delle ricchezze materiali di un tempo conserva una piccola parte delle ricchezze culturali dell'epoca, compresi manoscritti del XIII secolo e opere di Avicenna. È stata dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO ed è stata proposta come una delle sette meraviglie moderne.
SIKASSO
Città del sud del Mali, a 375 km al Sud-Est di Bamako è la capitale della terza regione amministrativa. La popolazione, censita al 2005, contava 135.000 abitanti, per cui puo essere
considerata la seconda città del Mali.
Situata a 100 km della frontiera della Costa d'Avorio ed a soli 45 km di quella del Burkina-Faso,
Sikasso è considerata una cittàcentro tra i paesi costieri (Togo, Benin, Ghana, Costa d'Avorio) ed
i paesi incastrati (Burkina-Faso e Mali).
Beneficiando di un clima subtropicale, la produzione agricola è abbondante. Frutta e verdura sono disponibili tutto l'anno e l'autosufficienza alimentare è garantita a differenza del resto del Mali.
La città di Sikasso è stata fondata da Mansa Daoula Traoré. Fu la capitale del regno del
Kénédougou. Occorre a tal proposito fare attenzione alla conformazione architettonica che
presenta una sorta di “muro difensivo” costruito nel 1890 da Tiéba Traoré, re del Kénédougou,
per proteggere la città contro le incursioni di Samory Touré e dagli attacchi delle truppe coloniali
francesi.
Nell'aprile 1898, il colonello Audéoud prendendo a pretesto un rifiuto da parte di Babemba
Traoré, successore di Tiéba, alla guida di una guarnigione francese attacca la città. Le mura
costituite da tre recinti che resistettero a Samory, cedettero alle granate moderne e nonostante i
contrattacchi violenti dei difensori, la città cadde e fu presa al termine di due giorni di assedio, il
1° maggio 1898.
Solo nel 1954 prese piede un governo misto della città che permise alla stessa di divenire
successivamente un comune autonomo solo nel novembre del 1955.
I luoghi di interesse naturale o storico della regione si possono annoverare nelle rovine del
leggendario muro di Sikasso, nel “capezzolo”, una piccola collinetta al centro della città, affacciata
sul mercato principale (domenica) dove si riunivano i re de Sikasso, nelle grotte di Missirikoro a
13 km dalla città, nelle cascate di Farako a 20 km dal centro abitato e nel palazzo dei re del
Kenedougou.
Un’appuntamento importante per la regione è Il festival “triangolo del balafon, dedicato allo
strumento musicale tradizionale, si svolge ogni anno nella città di Sikasso.
GAO
Città situata all’estremo est del Mali orientale. Adagiata sulle rive del fiume di Niger, si affaccia alle soglie meridionali del deserto del Sahara. Dista circa 320 chilometri (sud est) da Tombouctou. Gli abitanti sono prevalentemente di etnia Songhai.
Fondato dai pescatori nel settimo secolo, è uno di più vecchi centri commerciali in Africa occidentale. Gao è divenuta capitale dell'impero di Songhai prima dell’undicesimo secolo. Secondo le usanze Songhai la città prosperò come centro commerciale dedita alla ricezione ed
al trasporto della merce per le vie Sahariane. Importante crocevia per oro, rame, schiavi e sale.
Il regno Maliano annesse per la prima volta Gao nel 1325, ma i Songhai riguadagnarono il controllo circa 40 anni dopo, nel 1365. La successiva impronta Marocchina, fece si
che Gao stessa rientrasse a far parte di un progetto di sviluppo molto più ampio, fino al 1591, trasformando ed ampliando i settori commerciali che già vi operavano. In seguito vi fu un calo d’interesse commerciale che ha portato la città stessa nelle condizioni attuali. Oggi Gao serve da collegamento fluviale, fungendo da “lungo braccio” alle merci che giungono o partono dalle città di Mopti e Kulikoro. Un incrocio di strade nel Sahara collegno la città con l'Algeria, con Timbuktu, mentre una direttrice importante la collega con Mopti. I raccolti (frumento, riso e sorgo) si sviluppano da irrigazione vicino alla banca del Niger e da fosfato è estratto nel Nord di zona di Tilemsi della città.

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