Elemento fondamentale dell’arte e della cultura tradizionale dei popoli subsahariani e dell’area
occidentale africana, le differenti maschere tribali vengono legate a diversi significati specifici. Il loro uso, di sovente collegato a cerimonie spirituali, fa si che le stesse vengano impiegate generalmente nelle danze, in modo tale da esaltare la celebrazione di rituali a sfondo religioso
Ogni maschera ha un proprio significato specifico spirituale. La cultura Dogon, nel Mali, è caratterizzata da un ricco “pantheon” di spiriti, a cui corrispondono oltre 70 tipi di maschere
Spesso gli artisti, gli scultori che realizzano queste opere d’arte, per tradizione hanno un riconoscimento di uno speciale status sociale. I segreti relativi alla conoscenza dei valori simbolici e religiosi associati, assieme all’abilità costruttiva, vengono di sovente tramandati di padre in figlio. Dato il significato spirituale delle maschere, non tutti i membri della società sono autorizzati a indossarle. Spesso questo onore è riservato agli uomini, e in particolar modo agli anziani o comunque alle persone di alto rango. Alcune maschere sono riservate a capi villaggio o a re che indossandole conferiscono in loro speciali poteri.
Spesso, le maschere di maggiore prestigio sono quelle associate agli spiriti dei grandi capi defunti; In numerose tradizioni si trovano maschere associate a determinate società di guerrieri o di stregoni. Generalmente la forma di una maschera africana è
L'assenza di realismo, che permea la concezione delle culture dell'Africa nera, fa in modo che la maschera non rappresenti il suo aspetto esteriore ma lo spirito del soggetto stesso. Le tipologie, codificate dalla tradizione, indicano la comunità a cui la maschera appartiene e ne definiscono il valore simbolico. Stili creativi con differenti significati morali o una particolare simbologia riferita a specifiche virtù, si trovano in numerose sculture. Gli occhi socchiusi delle maschere dei Senofu, per esempio, rappresentano l'autocontrollo, la pace interiore e la pazienza. Occhi e bocca di dimensioni ridotte, generalmente simboleggiano l'umiltà, e la fronte sporgente indica saggezza.
Maschere con mento e bocca molto grandi, al contrario, possono rappresentare
l'antilope. L’antilope, in special modo, nel Mali ha un ruolo fondamentale. Nelle culture Dogon e i Bambara viene considerata simbolo del lavoro e della fertilità nei campi. Le maschere da antilope dei Dogon, che simboleggiano l'abbondanza del raccolto, hanno forme stilizzate, solitamente sono rettangolari ed adornate sulla sommità da molteplici corna. Anche in quelle dei Bambara, note come chiwara, sono presenti lunghe corna d’antilope che rappresentano la crescita rigogliosa del miglio, il pene, visto come simbolo delle proprie radici, le orecchie
Questa fusione rappresenta un insieme di caratteristiche eccezionali, raffigurate attraverso la somma delle qualità dei diversi elementi della composizione. Le maschere utilizzate dalla società segreta dei Poro (presso il popolo Senufo, in Mali e Costa d'Avorio) uniscono in una singola figura tre simboli di pericolosità: corna di antilope, denti di coccodrillo e zanne di facocero.
Altro soggetto comune nella cultura delle maschere africane è la donna, che
Altro fattore estetico di rilevante importanza che viene riprodotto sulle maschere sono le scarificazioni, cicatrici ornamentali eseguite nella realtà sulla pelle di taluni soggetti. Al culto degli antenati invece, sono legate le maschere che tendono a riprodurre la forma del teschio umano, con orbite incavate e labbra screpolate e sono generalmente evocate durante i riti di circoncisione e in altre cerimonie legate al rinnovamento della vita. Il culto degli antenati è spesso legato al tema della fertilità, ed è per questo che si potranno notare molte maschere che uniscono i tratti del teschio con simbologia sessuale; Altre infine vogliono invece ricordare
antenati illustri, personaggi storici o leggendari.
Il materiale intagliato o scolpito viene successivamente dipinto con carbone vegetale, ocra o altri pigmenti di origine naturale.
Infine, alla struttura principale vengono applicati gli elementi decorativi in altri materiali, come pelo, corna, denti, conchiglie, semi, iuta, paglia, guscio d'uovo (soprattutto di struzzo) o piume.
Quest’ultima lavorazione serve a ricondurre l’opera finita, in modo più efficace, agli elementi anatomici del soggetto.
Le maschere possono avere diversi tipi di struttura in funzione del modo in cui si devono indossare. Il tipo più comune, presente in gran parte dell'Africa, è quello che si appoggia sul volto, in verticale. Nelle cerimonie Dogon, ad esempio, queste maschere, alte anche qualche metro, vengono trattenute al volto con la sola forza dei denti. Altre maschere si adagiano sulla testa, e quindi non coprono il volto, come i celebri copricapo-maschera chiwara dei Bambara. Alcune, infine, sono ricavate da un tronco cavo o scavato, e si indossano come scafandri o elmi, a coprire l'intera testa.
Nessun commento:
Posta un commento