lunedì 25 agosto 2008

Mali - PARCHI ed AREE PROTETTE

La fauna del territorio
La situazione climatico-ambientale, che contribuisce ad inaridire il Mali, amplia le aree sabbiose esistenti. L’alto incremento percentuale di inaridimento, vicino al 65% del territorio globale, porta lo stesso ad una morfologia assimilabile a quella del deserto.
La secchezza dei terreni, è dovuta soprattutto ad alcuni fattori quali, la siccità, il pascolo intensivo, l’erosione data dai costanti venti periodici (es: Harmattan ) ed all’uso continuo di legna da ardere.
Anche se sono presenti alcune vaste aree boschive, soprattutto al sud del paese, non si notano sul territorio ampie distese di foreste lussureggianti accompagnate da una fauna diversificata e ricca.
Vi sono comunque alcune aree protette, salvaguardate o degne d’attenzione.
La cura di queste nicchie naturali, parchi nazionali e riserve faunistiche, è data in gestione al Dipartimento dei Parchi Nazionali (Direction des parcs nationaux).
Il Servizio Forestale si occupa della gestione dei territori all'interno del patrimonio forestale, comprese le foreste demaniali. Sia il Servizio Forestale che il Dipartimento dei Parchi Nazionali fanno parte del Dipartimento delle Acque e delle Foreste (Direction générale des eaux et forêts), all'interno del Ministero delle Risorse Naturali e del Bestiame.
Di contro invece, la zona sahariana e i suoi habitat godono di limitatissime protezioni.
Senza considerare le foreste demaniali, il sistema di aree protette copriva nel 1992 il 3.7% del Paese.
Fin dalla dominazione coloniale francese, a tutela di talune aree, furono promulgati decreti e convenzioni che permisero la creazione di parchi e riserve. Il primo parco nazionale istituito fu il Boucle de Baoulé, le successive aree faunistiche che seguirono, furono istituite durante gli anni 50 nel sud del Paese. La convenzione di Ramsar, fu il primo vero trattato intergovernativo con scopo globale, nella sua accezione più moderna, riguardante la conservazione e la gestione degli ecosistemi naturali. Se la confrontiamo con le più moderne convenzioni (vedi ad esempio la Convenzione sulla Diversità Biologica) le indicazioni di Ramsar sono specifiche e spesso di limitato
impatto in quanto si riferiscono a siti specifici. La Convenzione di Ramsar nacque dall'esigenza di invertire il processo di trasformazione e distruzione delle Zone Umide che sono gli ambienti primari per la vita degli uccelli acquatici, che devono percorrere particolari rotte migratorie attraverso diversi Stati e Continenti per raggiungere ad ogni stagione i differenti siti di nidificazione, sosta e svernamento. Lo stesso nome del trattato riflette il fatto che l'enfasi originale, compresa l'accezione di uso saggio, doveva essere la conservazione degli uccelli acquatici, ma con il tempo, e con l'aumentare dei trattati internazionali per la conservazione della natura, la Convenzione ha cercato di allargare i suoi obiettivi su tutti gli aspetti riguardanti la
conservazione e l'uso sostenibile delle zone umide. Secondo molti, però, la Convenzione non è mai riuscita ad acquisire la forza e le capacità necessarie per coordinare il difficilissimo dibattito internazionale riguardante alcuni aspetti della gestione dell'acqua, per i quali altri movimenti internazionali si sono iniziati. La Convenzione di Ramsar, ad oggi sottoscritta da più di centocinquanta paesi e con oltre 900 Zone Umide individuate nel mondo, rappresenta ancora l'unico trattato internazionale moderno per la tutela delle Zone Umide, sostenendo i principi dello
sviluppo sostenibile.
Alcune aree protette, tra le più significative:
il Parco nazionale dell'ansa del Baulé è una vasta zona protetta di quasi 800.000 ettari, che si estende da Siby a Kita, fino ai dintorni della frontiera mauritana. Comprende diversi ecosistemi: foreste a galleria, palmeti, foreste di bambù, laghi. Nella zona esistono le specie più belle di antilopi africane, sono state reintrodotte delle giraffe, abbondano scimmie e facoceri. La stagione migliore per osservare questa fauna è tra febbraio e giugno. Gli amanti di archeologia troveranno anche qualche sito, di loro gusto, nella riserva.
La riserva faunistica di Bafing Makana, creata nel 1990 è forse uno degli ecosistemi tra più particolari nel Mali, in quanto vi presiede un progetto specifico di reintroduzione di specie autoctone estinte da tempo immemore da queste zone. Gli amanti della fauna selvaggia potranno incontrare: leoni, leopardi, lontre, ippopotami, coccodrilli e moltissimi scimpanzé.
La riserva faunistica parziale del Gourma, situata intorno a Douentza, è conosciuta per la sua popolazione di elefanti, il cui numero attuale ammont a più di 750. Il loro itinerario è ora ben conosciuto. Per andare a vederli, è consigliabile informarsi prima alla pro loco di Douentza, per sapere esattamente dove trovarli.
Rammentando che il MALI è tagliato longitudinalmente dal fiume NIGER, possiamo ben comprendere che la parte preponderante della fauna, che raccoglie innumerevoli specie di origine autoctona o migratoria, è data dall’AVIOFAUNA. Numerose sono le specie di anatidi e di aironi che stazionano sulle rive, rapaci, stigiformi, trampolieri e quant’altro che possano soddisfare interesse e curiosità di qualsiasi birdwatcher. Di seguito, si propone una checklist che elenca quasi tutte le specie di uccelli osservate in Mali ed è basata su aggiornamenti incrociati con le informazioni disponibili da BIRDLIFE International
Ceck AVIOFAUNA:
Pivanello maggiore, pivanello tridattilo, pivanello pancianera, pivanello comune, Combattente, Beccolargo, Labbo codanera, gabbiano testagrigia, gabbianello, sterna zampenere, sterna maggiore, mignattino, sterna comune, sterna dougall, beccapesci, piccione selvatico, parrocchetto dal collare, barbagianni comune, gufo di palude, avvoltoio capovaccaio, topino comune, rondine comune, astrilide, tessitore testanera, martin pescatore, aquila dal cappuccio, dendrocigna, alzavola, codone, mestolone, sgarza ciuffetto, airone comune, airone dorso verde, airone guardabuoi, airone cenerino, airone rosso, airone bianco maggiore, garzetta, mignattaio, spatola bianca, pellicano, falco pescatore, gheppio, falco pellegrino, gallinella, faraona, piviere, pittima
reale, pittima minore, voltapietre, piro-piro, chiurlo...............
Per quanto riguarda la fauna comprendente grossi mammiferi o grossi rettili,
occorre considerare che con un po di fortuna e magari un pizzico d’esperienza, potremo incontrare solamente alcune delle specie indigene, che sopravvivono relegate in determinate zone al di fuori delle aree di conservazione. Si potranno osservare gli Ippopotami di karioumé, i coccodrilli di Gao, gli elefanti del Gourma, qualche raro facocero nella brousse, il lamantino nelle acque di Youvarou (studiato anche dall’acquario di genova), qualche scimmia, soprattutto babbuini, nelle boscaglie ai bordi del fiume o nelle foreste al confine col Burkina, verso sud nei dintorni di Sikassò.
Sparsi o addomesticati infine, asini africani e dromedari (selvatici o domestici) contendono il territorio arido ai conigli selvatici ed alle ultime gazzelle. I rarissimi pitoni ormai sono da considerarsi un miraggio, però potrebbe capitare di fare un incontro, non troppo gaio, con un cobra sputatore o una vipera.
Nelle aree delimitate (parchi e riserve) invece potremo trovare le specie autoctone, oggi estinte e reintrodotte, quali: Leoni, Leopardi, antilopi, bufali e giraffe.
Un paragrafo particolare, anche per gli appassionati di pesca, va dedicato invece all’abbondante Fauna Ittica.
Il grande nastro dorato, coi suoi affluenti, è tuttora e lo è sempre stato, l’habitat di numerosi pesci, anche di notevoli dimensioni. Si pensi al Capitaine, un grosso persico carnivoro che può raggiungere il quintale di peso, gustoso piatto base di alcune pietanze ed ingrediente fondamentale per alcune salse, i grossi pesci-gatto, che sono alla base del commercio ittico della popolazione di pescatori Bozo, che raccolti in ceste, debitamente affumicati raggiungono tutti i mercati del terrirorio, i combattivi tiger-fish dai lunghi denti aguzzi, ottimi per zuppe anche se pieni di spine. Grossi siluri e tilapie contendono infine le acque ai minuscoli ti-nani, eccellenti pesciolini che vengono per lo più cucinati in frittura o affumicati al fuoco di paglia.

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